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Il termine “chemsex”, derivato dall’unione delle parole “chimico” e “sesso”, identifica un fenomeno sempre più rilevante nei contesti sociali e sessuologici di oggi. Si tratta del modo in cui queste sostanze vengono consumate e inserite in determinati contesti sociali, relazionali e culturali, influenzando e subendo l’influenza delle dinamiche interpersonali. In particolare, il loro utilizzo avviene spesso durante rapporti sessuali, specialmente in situazioni di gruppo o feste, con lo scopo di intensificare il piacere, prolungare l’attività sessuale o abbassare le inibizioni.

Il chemsex si è sviluppato inizialmente all’interno della comunità LGBTQ+, in particolare tra uomini che hanno rapporti con uomini (MSM). Con il tempo, però, il fenomeno si è diffuso anche in contesti eterosessuali, diventando una pratica sempre più presente in diversi ambienti sociali.

Studi recenti di Frankie et al. mostrano che uomini omosessuali e bisessuali che partecipano a queste pratiche tendono a utilizzare più sostanze contemporaneamente, con incontri sessuali che possono protrarsi per ore o persino per giorni e coinvolgere più partner. Gli incontri di chemsex avvengono frequentemente in abitazioni private, durante eventi noti come “sex parties”, o in luoghi specifici dedicati a questi incontri.

Le sostanze maggiormente utilizzate durante il chemsex includono:

  • Metanfetamine (crystal meth): impiegate per aumentare l’energia fisica e il piacere sessuale.
  • GHB/GBL (gamma-idrossibutirrato): utilizzati per ridurre le inibizioni e favorire il rilassamento.
  • Mefedrone: noto per amplificare l’eccitazione sessuale e aumentare il senso di connessione emotiva tra i partecipanti.
  • Ketamina: spesso utilizzata per alleviare il dolore e favorire un’esperienza dissociativa.

La combinazione di queste sostanze è mirata a massimizzare l’esperienza sessuale, ma comporta anche una serie di rischi significativi.

Il chemsex è associato a numerose implicazioni per la salute fisica, psicologica e sociale:

  • Rischi fisici: L’uso di sostanze comporta un alto rischio di sovradosaggio e dipendenza. Inoltre, la natura dei rapporti sessuali durante il chemsex aumenta la probabilità di trasmissione di malattie sessualmente trasmissibili (MST) e infezioni legate all’uso di aghi contaminati.
  • Rischi psicologici: Il chemsex può portare a dipendenza psicologica, con conseguente difficoltà a provare piacere sessuale senza l’uso di droghe. Altri effetti includono depressione, isolamento sociale e ansia.
  • Rischi sociali: Questo comportamento può generare difficoltà nelle relazioni interpersonali, perdita di lavoro e uno stigma significativo per chi vi partecipa.

Lo studio di Raffaele Giorgetti et al., “When ‘chems’ meet sex: a rising phenomenon called ‘chemsex’” (2017), evidenzia una stretta correlazione tra il chemsex e la disfunzione erettile. Questa condizione, caratterizzata dall’incapacità di raggiungere o mantenere un’erezione adeguata a un rapporto sessuale, dipende da un complesso equilibrio fisiologico, che può essere alterato dall’uso di sostanze psicoattive.

Gli inibitori della fosfodiesterasi V (PDE5i), come sildenafil, vardenafil e tadalafil, hanno rivoluzionato il trattamento della disfunzione erettile, ma il loro uso ricreativo, soprattutto nel contesto del chemsex, solleva gravi preoccupazioni. In questo ambito, tali farmaci vengono utilizzati per migliorare la rigidità erettile e contrastare l’impotenza indotta da sostanze come cocaina, ketamina e GHB/GBL, spesso in combinazione con metanfetamina e poppers.

Il chemsex è un fenomeno complesso e in espansione, con ripercussioni significative sulla salute pubblica e sul benessere individuale. Se da un lato viene considerato un modo per esplorare la sessualità con maggiore intensità e disinibizione, dall’altro comporta seri rischi per la salute fisica e mentale, oltre a implicazioni sociali rilevanti.

Per ridurre i rischi legati a questa pratica, è fondamentale puntare sulla prevenzione e sull’informazione, affiancando interventi specifici in grado di supportare chi ne è coinvolto. Rafforzare la ricerca scientifica e adottare strategie di riduzione del danno sono passi cruciali per affrontare questa problematica, fornendo soluzioni concrete a chi potrebbe trovarsi intrappolato in meccanismi di dipendenza e vulnerabilità.

Tirocinante: Aurora Cannizzaro

Tutor: Maurizio Leuzzi

BIBLIOGRAFIA:

Frankis, J., Flowers, P., McDaid, L., & Bourne, A. (2018). Low levels of chemsex among men who have sex with other men, but high level of risk among those who engage in chemsex: Analysis of a cross-sectional online survey across four countries. International Journal of Drug Policy, 55, 243-252.

Giorgetti, R., Tagliabracci, A., Schifano, F., Zaami, S., Marinelli, E., & Busardò, F. P. (2017). When ‘chems’ meet sex: A rising phenomenon called ‘chemsex’. Current Neuropharmacology, 15(5), 762–770.

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