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Recensione a cura della tirocinante Margherita Alessio

“Boy Erased” è un film potente, ispirato alla vera storia di Garrard Conley, che ci trascina dentro la realtà delle terapie di conversione. Il protagonista, Jared, è un diciottenne americano il cui padre è un pastore battista e la madre una parrucchiera. La consapevolezza di Jared di essere omosessuale si scontra con il forte fondamentalismo religioso della famiglia, che lo pone di fronte ad una scelta: conformarsi ai loro valori o non essere più accettato in quella casa. Jared è deciso a voler cambiare e prende parte al programma “Love in Action”, il quale direttore promette un fantomatico ritorno dei partecipanti sulla retta via.

La scelta di Jared è legata ad una forte omofobia interiorizzata, ovvero a sentimenti negativi nei confronti del proprio orientamento sessuale dovuti a condizionamenti esterni, quali un forte stigma e, in questo caso in particolare, alla visione dell’omosessualità nella religione come a un peccato.
A partire dal 1973 l’American Psychiatric Association (APA) ha cominciato un processo di depatologizzazione dell’omosessualità, classificata fino a quel momento come devianza sessuale. Fino al 1987 rimase la variante “egodistonica”, eliminata in seguito al riconoscimento del legame tra la non accettazione del proprio orientamento sessuale e l’ostilità e la discriminazione a livello sociale.
Nonostante questo, le terapie di conversione, riparative o di riorientamento sessuale sono pratiche ancora diffuse, seppur fortemente condannate dalla comunità scientifica.

Lo scopo che questo tipo di terapia si propone di raggiungere è quello di riportare una persona omosessuale ad una presunta innata eterosessualità, riducendo o eliminando i suoi pensieri, desideri e comportamenti ritenuti devianti.
I due principali teorici della terapia riparativa furono Charles Socarides e Joseph Nicolosi, che nel 1992 diedero vita alla NARTH (National Association for the Research and Therapy of Homosexuality). La tesi di Socarides è che l’omosessualità maschile nasca nei primi tre anni di vita del bambino, a causa di un rapporto disfunzionale con la madre; Nicolosi riteneva invece determinante per la futura sessualità il rapporto del figlio con la figura paterna.

Un altro teorico, George Reckers, propose un approccio comportamentista, considerando l’omosessualità alla stregua di un comportamento appreso che, in quanto tale, potesse essere prevenuto. Il procedimento terapeutico consisteva in una desensibilizzazione sistematica agli stimoli omosessuali e un training finalizzato al superamento di una presunta timidezza che non permetterebbe al paziente di essere coinvolto in relazioni eterosessuali.

Nel corso della storia sono stati molteplici i tentativi di convertire le persone LGBT all’eterosessualità, con tecniche che prevedevano la lobotomia, l’elettroshock, i trapianti di testicoli da uomini eterosessuali morti, la castrazione, l’uso di farmaci e le percosse.
Oltre allo sviluppo di un’omofobia interiorizzata, tra i rischi psicologici sono stati riscontrati un aumento di stati depressivi e istinti suicidi in risposta al senso di colpa che spesso si sviluppa al ripresentarsi di desideri sessuali verso persone dello stesso sesso dopo un lungo periodo di astinenza o al realizzare che il percorso intrapreso non produce gli effetti desiderati.

Inoltre, è possibile che si manifestino difficoltà all’interno della sfera familiare, in quanto molti terapeuti incitano i pazienti a colpevolizzare i genitori per il proprio orientamento sessuale.
Ciò che è sconcertante è che in Italia questo tipo di terapia, seppur condannata, è ancora legale.
Nel 2010 psicologi, psichiatri, psicoterapeuti, psicoanalisti, studiosi e ricercatori nel campo della salute mentale hanno sottoscritto un documento di condanna di ogni patologizzazione dell’omosessualità, affermando che “qualunque trattamento mirato a indurre il/la paziente a modificare il proprio orientamento sessuale si pone al di fuori dello spirito etico e scientifico”.

Nel 2016 l’ex senatore Lo Giudice aveva avanzato una proposta, “Norme di contrasto alle terapie di conversione dell’orientamento sessuale dei minori”, per rendere la terapia di conversione illegale, ma quest’ultima non è mai arrivata a essere discussa poiché giudicata come non prioritaria. Secondo il disegno di legge, chiunque praticasse questo tipo di percorso terapeutico poteva essere condannato a due anni di reclusione e multato dai 10 ai 50mila euro.

Tutt’oggi, dunque, tantissime persone sono sottoposte a trattamenti di conversione pseudoscientifici, i quali responsabili e perpetratori rimangono impuniti e impunibili.
Così com’è accaduto al protagonista del film, molte vite e identità continuano ad essere cancellate.

Riferimenti

-Jannini E. A., Lenzi A., Maggi M., (2020), Sessuologia medica. Trattato di psicosessuologia, medicina della sessualità e salute della coppia, Milano, Edra S.p.A.
-https://www.crescita-personale.it/articoli/relazioni/gender/cosa-sono-terapie-di-conversione-sessuale.html
-https://www.gay.it/terapie-di-conversione-italia
-https://www.psicolinea.it/la-terapia-riparativa-dellomosessualita/
-https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00982593.pdf
-https://vdnews.tv/article/terapie-conversione-omosessuali-italia

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