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Recensione a cura della tirocinante Ilaria Labarile

 

Nel giorno del suo undicesimo compleanno Angeliki si getta dalla finestra, suicidandosi durante i festeggiamenti con la sua famiglia. Si apre così il film del 2013 diretto da Alexandros Avranas, Miss Violence, definita dal regista stesso come ‘’La brutta storia che ci accade accanto, ma che non vogliamo vedere’’. La famiglia di Angeliki resta quasi indifferente di fronte al gesto della bambina, ripetendosi che sia stato solo un incidente. Minuto dopo minuto lo spettatore verrà avvolto da una nube di oppressione e di violenza, inizialmente solo percepita e solo successivamente messa nera su bianco sulla pellicola con gli evidenti abusi del nonno-padre (padrone) sul resto dei familiari: dall’incesto, alla violenza familiare, alla prostituzione, alla pedofilia.

Nel DSM-5, l’ultima edizione pubblicata del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali è stata modificata l’etichetta della pedophilia rinominandola pedophilic disorder rispettando la nuova nosografia. Questo cambiamento ha provocato molto scalpore poiché traducendo erroneamente disorder come ‘’disordine’’ e non come ‘’disturbo’’ si rischia di declassare il problema.  Originariamente nel DSM-IV veniva fatta una diagnosi distinguendo l’egodistonia e l’egosintonia dei sintomi: se questi erano causa di disagio sociale, lavorativo o personale (egodistonici) allora si parlava di patologia, se la sintomatologia invece non creava distress, allora non era una diagnosi clinicamente rilevante.

Nel DSM-IV-TR invece la pedofilia veniva inserita tra le parafilie e il criterio della quarta edizione modificato: l’agito dell’impulso sessuale è stato introdotto come criterio diagnostico rilevante quanto l’egodistonia. Con il DSM-IV-5 la stampa ha aspramente criticato il termino pedophilic sexual orientation in quanto chi non soddisfa pienamente i criteri della diagnosi di pedophilic disorder presenta un’attrazione sessuale verso i bambini, non agita, senza sensi di colpa, vergogna e ansia, dunque egosintonica. La nuova sottocategoria è stata introdotta nel DSM-5 per operare una distinzione col disturbo mentale vero e proprio.

L’utilizzo di questo termine è stato travisato dall’opinione pubblica, pertanto l’APA ha provveduto repentinamente, attraverso comunicato on -line, a modificare la terminologia sostituendola con interesse sessuale. L’intento in realtà era quello di demarcare il confine tra soggetti che presentano un interesse sessuale atipico e non agito e quelli che sono affetti da un disturbo mentale vero e proprio, cioè agito. Nel DSM-5 il soggetto che dimostra un’attrazione sessuale e agisce nei confronti dei bambini mostra un disagio clinicamente significativo e una compromissione dell’area sociale e psicologica.

La difficoltà, da parte della comunità scientifica, nel definire all’unanimità la pedofilia, influenza probabilmente anche la determinazione delle cause di tale fenomeno. La pedofilia rientra infatti nella grande classificazione delle parafilie e l’eziologia delle parafilie rimane poco conosciuta. Nel corso degli anni sono state elaborate diverse ipotesi interpretative riguardo all’origine del comportamento pedofilo.

Le teorie sessuologiche di vecchio stampo, che hanno dominato la psicologia e la psichiatria fino ai primi del Novecento, consideravano le perversioni sessuali come delle sindromi psicopatologiche caratterizzate da alterazioni dell’istinto sessuale. Con lo sviluppo della scienza psicologica e psichiatrica sono state prodotte varie teorie sull’origine della pedofilia, alcune in evidente contrapposizione con altre.

La concezione psicoanalitica classica sostiene che l’atto pedofilo è legato a fissazioni e regressioni verso forme di sessualità infantile. Si sottolinea l’importanza della teoria pulsionale ma anche gli aspetti relazionali nella genesi del comportamento pedofilo. Il fattore principale consisterebbe nell’arresto dello sviluppo psicosessuale dovuto ad un trauma precoce o all’aver vissuto la propria sessualità in ambiente restrittivo. Oppure la pedofilia sarebbe il risultato di conflitti sessuali raggiunti senza il contributo della fantasia, probabilmente per un insuccesso o per una formazione distorta della coscienza causata da una patologia.

La psicologia junghiana non ha dato grandi contributi allo studio della pedofilia, ad eccezione di un gruppo di analisti tra cui Gordon il quale sostenne che per comprendere la pedofilia è essenziale considerare la sua versione non patologica, in pratica la pedofilia cosiddetta “normale”. Essa è costituita dall’interazione adulto-bambino ma al contempo è mediata ed alterata dalle caratteristiche dell’infanzia. Nella pedofilia ci potrebbe essere una tendenza a conservare un desiderio idealizzato per la purezza e l’innocenza dell’infanzia.

Una caratteristica che Gordon ha rilevato, attraverso il trattamento psicoanalitico di alcuni individui pedofili, è il gran senso di vulnerabilità che deriverebbe loro dall’essere stati oggetto di una seduzione sessuale inconscia da parte di uno o di entrambi i genitori. Per difendersi, il bambino si sarebbe costruito una facciata esteriore, una maschera di riflessività e maturità. Alcuni psicoterapisti che trattano i colpevoli di abusi sessuali contro i bambini sembrano aderire alla teoria che la pedofilia sia causata dal fatto che i colpevoli sessuali siano stati loro stessi abusati durante l’infanzia. Garland e Dougher (1990) coniano per questa nozione il termine teoria dell’abusato abusatore.

I reati dell’aggressore adulto possono essere in parte una ripetizione ed un riflesso di una aggressione sessuale che egli ha subito da bambino, un tentativo distorto di dare uno sbocco a traumi sessuali precoci irrisolti. Un’altra branca di ricerche sulle origini della pedofilia sostiene che gli aggressori sessuali sono con molta probabilità cresciuti in famiglie devianti. Tali studi affermano che statisticamente i criminali sessuali appartengono con molta probabilità a famiglie disfunzionali.

La maggior parte delle teorie sulla pedofilia risultano spesso inadeguate, bisognerebbe integrare un approccio multifattoriale in grado di spiegare e comprendere la congruenza emozionale (perché qualcuno dovrebbe sentirsi attratto sessualmente da un bambino?); la stimolazione sessuale (perché un adulto è sessualmente stimolato da un bambino?); il blocco (perché una persona dovrebbe sentirsi frustrati/ bloccati negli sforzi tesi ad ottenere gratificazione sessuale da fonti che rientrano nella ‘’normalità’’?); la disinibizione (perché l’adulto non è dissuaso da un interesse così ‘’deviante’’?).

Ancora oggi non sembra possibile attribuire l’eziopatogenesi della pedofilia ad un’unica classe di fattori, sia intrapsichici sia esterni, ma occorre prendere in considerazione una molteplicità di fattori, anche in funzione del fatto che non sembra esistere un’unica tipologia di pedofili.

La storia di Miss Violence è tratta da una vicenda accaduta in Germania e il regista ha avvertito che ”quella vera è più mostruosa ancora”: un ex camionista, Detlef S., nel 2010 è stato arrestato dopo aver confessato gli abusi durati più di 20 anni sulla figlia naturale e su quella adottiva, facendole anche prostituire con i suoi amici, a pagamento, mentre lui assisteva. L’orrore in casa Detlef si cristallizza nell’omertà, proprio come rappresenta Avranas nel suo film: la moglie afferma più volte di non essersi mai accorta di niente.

<<Dietro un oscuro presente, da tenere sottoschiave, al riparo dei vicini: del resto, la vicinanza, fuori e dentro la famiglia, non c’è, i servizi sociali sono miopi, l’appartamento una torre d’avorio, l’orco ‘dialoga’ a tu per tu, ogni altra comunicazione è interrotta. In agguato è la sindrome di Stoccolma, la solidarietà femminile è una terra straniera, la correità non ha genere: i genitori hanno figliato, la violenza è miss, e gravida pure lei.>> (Federico Pontiggia, Il fatto Quotidiano, 31 Ottobre 2013).

Bibliografia

http://www.adir.unifi.it/rivista/2004/furfaro/cap5.htm

https://www.cinematographe.it/rubriche-cinema/miss-violence-storia-vera/

https://www.msdmanuals.com/it-it/professionale/disturbi-psichiatrici/disturbi-parafilici/disturbo-pedofilico

 

 

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