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Recensione a cura della tirocinante Flaminia Brogna

La pellicola “Shame” apre un’interessante e cruda finestra di osservazione sulla tematica dell’ipersessualità, un disturbo di cui non si ha ancora una vera e propria diagnosi distinta, ma rappresenta un aspetto molto indagato a livello clinico. Attualmente a livello internazionale si sta lavorando per lo sviluppo di criteri diagnostici politetici, con specificatori comportamentali, per poter definire il disturbo da ipersessualità nella sezione dei Disturbi Sessuali del DSM-V, accanto al disturbo ipoattivo della sessualità e alle parafilie (Kafka, 2010).

Il dibattito sui principali modelli di comprensione per concettualizzare l’ipersessualità sono quello compulsivo, quello impulsivo e quello di dipendenza (addiction) (Stein, 2008; Bancroft et al., 2004). Per quanto riguarda il modello della dipendenza, l’ipersessualità viene definita come una dipendenza sessuale che rientra nello spettro delle new addiction, nelle quali al posto delle sostanze, l’attenzione è spostata su un comportamento/atteggiamento.

Per comprendere meglio la differenza con la dipendenza da sostanze anche a livello linguistico viene utilizzata la parola inglese “addiction” piuttosto che “dependence” per indicare una sintomatologia da dipendenza di tipo psicologico. Il soggetto dipendente in questo caso è spinto a ricercare un comportamento e/o atteggiamento che sente indispensabile per la sua vita e la sua esistenza.

La dipendenza assume una connotazione compulsiva e intrusiva in tutti gli aspetti della vita del soggetto comportando lo sviluppo di una spirale di una spirale di sofferenza, depressione e percezione di immobilità. Per quanto riguarda specificatamente la dipendenza sessuale, l’individuo resta invischiato nei pensieri e nelle azioni sessuali, privandosi però dei significati di “piacere” e di relazione “intimo-sessuale” (Quattrini,2015). Anche nel film il nostro protagonista non è alla ricerca edonistica del piacere sessuale ma i rapporti sessuali come anche la masturbazione o la visione della pornografia sono spogliati da un’autentica soddisfazione erotica. Al contrario il sesso diventa avvolto da uno stato di sofferenza e intrusività nella vita quotidiana del paziente.

Attraverso la storia del protagonista, viene mostrato come la dipendenza inglobi e assorbi in una spirale fortemente disfunzionale il benessere piscofisico dell’individuo, alterando tutti i suoi aspetti della vita. Seppur il protagonista sembra avere le carte in regola per una vita di successo e benestante, con un lavoro facoltoso ed una bella casa in una grande città, tutto ci appare grigio, asettico e privo di affettività positiva. Il centro gravitazionale della vita del protagonista ruota intorno alla ripetitiva ossessiva del comportamento sessuale, privo di ogni piacere e autentico godimento, ma frutto di una necessità patologica di metter in atto quell’atteggiamento.

Come è stato scritto precedentemente nel DSM 5 la dipendenza sessuale è stata inserita nel 2010 da Kafka come “hypersexual disorder”, ovvero un disturbo non parafilico del desiderio sessuale associato a caratteristiche di tipo impulsivo. I criteri diagnostici adottano una prospettiva fisiopatologica e includono la disregolazione del desiderio e dell’eccitazione sessuale, l’impulsività sessuale, la sexual addiction e la compulsiva sessuale (Kafka, 2010). In ambito clinico un contributo fondamentale è stato dato dagli studi Goodman (1998) la cui tesi fondamentale consiste nel considerare l’origine del processo di dipendenza in una compromissione del sistema di autoregolazione. Attraverso l’agito di comportamenti esterni il soggetto regola stati interni soggettivi e quindi la messa in atto di atteggiamenti dipendenti rappresenta un tentativo disfunzionale di adattamento del proprio sistema di regolazione. Dal punto di vista psicoanalitico questo aspetto viene anche definito come debolezza dell’io (Quattrini, 2015).

Come possiamo osservare nel film il protagonista non ha relazioni sane con l’altro, ma l’altro viene utilizzato come oggetto per la messa in atto compulsiva del comportamento sessuale. Vi è una grande difficoltà a creare un legame emotivo autentico emotivo con l’altro, tra cui assume un ruolo importante quello della sorella. Anche questa figura ha una grande sofferenza interna con evidenti problematiche di dipendenza affettiva e sessuale. Tenterà in entrare in relazione, seppur in modo disfunzionale, con il fratello ma la comunicazione emotiva e le loro capacità di interazione non permetterà di avvicinarli per aiutarsi vicendevolmente.

Il protagonista come avviene spesso per i soggetti dipendenti ha un atteggiamento di chiusura e ripiegamento su sé stessi. Per poter pensare di uscire dalla dipendenza è necessario risanare la propria capacità di relazionarsi con l’esterno e gestire la relazione tra il sé e l’altro diverso da sé. Di conseguenza è necessario intendere la dipendenza, come quella sessuale, come una modalità disfunzionale di interazione tra il proprio mondo interno e quello esterno (Quattrini, 2015).

 

BIBLIOGRAFIA
-Bancroft, J., & Vukadinovic, Z. (2004). Sexual addiction, sexual compulsivity, sexual impulsivity, or what? Toward a theoretical model. Journal of sex research, 41(3), 225-234.
-Kafka, M. P. (2010). Hypersexual disorder: A proposed diagnosis for DSM-V. Archives of sexual behavior, 39(2), 377-400.
-Quattrini, F. (2015). Parafilie e devianza: psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale atipico. Giunti Editore.
-Stein, D. J. (2008). Classifying hypersexual disorders: compulsive, impulsive, and addictive models. Psychiatric Clinics of North America, 31(4), 587-591.

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