Recensione a cura della tirocinante Eleonora Strozzi
1981. Ned Weeks (Mark Ruffalo) è uno scrittore ebreo americano gay che, al primo insorgere dell’epidemia dell’AIDS, si impegna perché la malattia non venga trattata con superficialità sia dall’ambiente medico che da quello politico. Le numerose perdite subite lo spingono a fondare il Gay Men’s Health Crisis per sensibilizzare l’opinione pubblica e assistere gli ammalati. La sua attività verrà però ostacolata sia dalla comunità etero che omosessuale. Già il titolo anticipa e racconta una storia drammatica dei giorni nostri, che forse avrebbe potuto esserlo un po’ meno se davvero fosse stato da tutti considerato normale il cuore delle persone costretto a smettere di battere per colpa di una malattia. Malattia, che nessuno si impegnò seriamente a combattere se non alcuni anni dopo, quando il numero delle vittime era già troppo alto.
Sicuramente l’epidemia dell’AIDS è un tema che ha riguardato per anni anche tutto il pregiudizio e lo stigma associato (anche se oggi non è ancora superato del tutto): da sempre considerato un argomento che riguarda solo gli omosessuali perchè da considerati per antonomasia promiscui e portatori di una sessualità non sicura.
Ma cos’è davvero un pregiudizio? Molto simile alla connotazione più negativa di uno stereotipo, in psicologia un pregiudizio (dal latino prae, “prima” e iudicium, “giudizio”) è un’opinione preconcetta concepita non per conoscenza precisa e diretta del fatto o della persona, ma sulla base di voci e opinioni comuni. Nella psicologia sociale il pregiudizio viene usato soprattutto nel senso di una condotta ostile verso uno o più gruppi sociali (es. gruppi razziali, nazionali, etnici, religiosi, ecc.)
Un pregiudizio può essere considerato un atteggiamento e come tale può essere trasmesso socialmente; per questo ogni società avrà dei pregiudizi più o meno condivisi da tutti i suoi componenti. Le persone tendono a formare i pregiudizi soprattutto relativamente a persone appartenenti a un gruppo diverso dal proprio (outgroup), di cui necessariamente si avrà una conoscenza meno approfondita, e di cui si sarà meno in grado di vedere differenziazioni interne. Spesso il nutrire pregiudizi relativamente a determinate categorie di persone porta a modificare il nostro comportamento sulla base delle nostre credenze, con la conseguenza di creare condizioni tali per cui ipotesi formulate sulla base di pregiudizi si verificano (profezie che si autoavverano). Naturalmente questi comportamenti porteranno poi al rafforzamento degli stereotipi stessi. Bisogna distinguere un “concetto errato” dal pregiudizio: un pensiero infatti diventa pregiudizio solo quando resta irreversibile anche alla luce di nuove conoscenze.
Il pregiudizio, inoltre, si distingue dal concetto di “discriminazione”, il quale può essere definito come trattamento ingiusto di individui a causa della loro appartenenza ad un determinato gruppo. I pregiudizi possono, ma non necessariamente devono, esplicarsi come discriminazione, e la discriminazione può, ma non deve, avere come origine un pregiudizio.
Nella pellicola vediamo intrecciarsi queste due realtà, ed inevitabilmente ci poniamo la domanda…vale la pena lottare per qualcosa quando le persone intorno a noi sembrano non voler cambiare le proprie convinzioni, e siamo contornati da così tanta sofferenza? È un processo faticoso e doloroso, ma guardando agli obiettivi raggiunti in termini di cure mediche e anche progressi sociali, come l’abbattimento di alcuni stereotipi e pregiudizi che sembravano così radicati e da cui forse oggi riusciamo a distaccarci, forse vale la pena stringere i denti e portare avanti l’unica cosa che può davvero salvarci: l’affrontare tutti i temi, anche i più scomodi, con una certa rigidità scientifica, e con l’intento di informare ed educare.