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Mr. Oft era un uomo di mezza età, con una vita normale. Amava moltissimo la seconda moglie e la figliastra di 12 anni con cui aveva un meraviglioso rapporto. Oft non aveva precedenti psichiatrici, né tanto meno trascorsi di comportamento deviato. Le cose cambiarono drasticamente nel 1999, quando l’uomo aveva quarant’anni e il suo comportamento cambiò: iniziò a collezionare materiale pedopornografico e il momento della buonanotte con la figliastra si era trasformato in un atto sordido e sessuale, infilandosi nel letto con la ragazzina e palpeggiandola.

Quando gli avvenimenti vennero a galla, Oft fu allontanato dalla casa e accusato di violenza sessuale. In quanto pedofilo potè scegliere tra un percorso di cura e il carcere. Scelse il percorso di cura, ma anche in quel contesto mostrò un comportamento sessuale inadeguato nei confronti del personale femminile. Fu infine cacciato dal programma e spedito in carcere.

Prima di entrare in carcere Oft si recò in ospedale lamentando un forte mal di testa; ciò che lasciò di stucco il personale ospedaliero era che sembrava che l’uomo non avesse la consapevolezza neanche delle sue funzioni fisiologiche, il che accese un campanello d’allarme. A seguito di una TAC venne identificato un grosso tumore che stava crescendo alla base della corteccia orbitofrontale, comprimendo la parte destra della regione prefrontale del cervello.

Una volta rimosso il tumore, i comportamenti devianti e il comportamento pedofilico sparirono completamente.
Questo caso è emblematico per la dimostrazione di un possibile collegamento causale tra disfunzione cerebrale e comportamento deviante.

Le alterazioni delle preferenze sessuali legate a lesioni cerebrali suggeriscono l’influenza neurologica rispetto all’orientamento sessuale e la presenza di aree specifiche che modulano il comportamento.

L’organizzazione del comportamento sessuale e le basi neuronali sono scarsamente comprese, anche perché gli studi a disposizione sono svolti su campione animale, per cui vengono a mancare le variabili di controllo comportamentale operato dalla corteccia prefrontale (molto sviluppata negli umani, ma non negli animali, neanche nei primati non umani).

Uno studio ha analizzato un campione di pazienti che avevano subito diverse lesioni, identificando danni eterogenei che portavano a cambiamenti nelle preferenze sessuali. I cambiamenti più evidenti e drammatici erano legati a lesioni del lobo temporale e/o del cervello mediale e dell’ipotalamo. In caso di marcata disinibizione, si è osservato una marcata disfunzione anche dei circuiti in connessione con il lobo frontale.
In particolare, la pedofilia è stata associata al parkinsonismo post encefalitico, a meningiomi che inficiavano il soprasella, a encefalopatie post-anossiche e a epilessia.

È stato osservato che circa il 14% degli offender arrestati per molestie su bambini aveva una psicosindrome di origini organiche. Questo rende evidente come una lesione cerebrale possa essere effettivamente alla base di un comportamento sessuale deviante. Con questa consapevolezza è facile comprendere come una valutazione accurata rappresenti la possibilità di scoprire quali fattori neurologici siano associati al comportamento pedofilico.

I diversi aspetti del comportamento riproduttivo, inoltre, sono mediati da strutture che hanno estese connessioni tra lobo frontale e sistema limbico: connessioni fronto-talamiche e circuiti che connettono il lobo frontale al nucleo preottico dell’ipotalamo, probabilmente alla base della spinta sessuale e che giocano un importante ruolo nel controllo del comportamento impulsivo.
Questo non giustifica la messa in atto di molestie su minori, o un disturbo parafilico, ma può essere un passo verso un’ottica in cui i comportamenti sessuali inadeguati siano considerati una possibile manifestazione di un danno cerebrale più profondo.

 

Tirocinante: Alice Missiroli
Tutor: Maurizio Leuzzi

Bibliografia

-Miller, B. L., Cummings, J. L., McIntyre, H., Ebers, G., & Grode, M. (1986). Hypersexuality or altered sexual preference following brain injury. Journal of neurology, neurosurgery, and psychiatry, 49(8), 867–873. https://doi.org/10.1136/jnnp.49.8.867

-Raine A. (2016). L’anatomia della violenza. Le radici biologiche del crimine. 2016 Mondadori Education S.p.A., Milano.

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