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Con l’avvento di internet e dei social media, il nostro modo di relazionarci è cambiato radicalmente nel corso degli anni, aprendo la porta a nuove modalità di connessione e comunicazione. Oggi, le relazioni si sviluppano con rapidità attraverso schermi e chat, rendendo possibile incontrare virtualmente persone provenienti da ogni parte del mondo. Tuttavia, questa interconnessione porta con sé anche rischi e vulnerabilità, soprattutto per i più giovani, esposti a fenomeni insidiosi come il grooming online. Questa pratica sfrutta la fiducia e l’ingenuità delle persone più vulnerabili, minando la loro sicurezza e il loro benessere psicologico.

Il grooming online è un fenomeno di crescente interesse e preoccupazione nella società, poiché è caratterizzato da un approccio manipolativo e graduale attraverso il quale un adulto stabilisce una connessione con un minore o una persona vulnerabile, spesso con intenti di sfruttamento sessuale. Il termine “grooming” sottolinea il carattere pianificato e predatorio di questo comportamento: la parola ha origini dall’inglese e in senso letterale significa “prendersi cura” o “accudire”, un termine usato inizialmente per riferirsi all’atto di prendersi cura del pelo degli animali. Nel contesto sociale, grooming è diventato sinonimo di “preparare” o “curare” qualcuno, anche in ambito relazionale e di fiducia.

La natura virtuale di Internet facilita purtroppo queste dinamiche, dato che offre ai sexual predators una maschera di anonimato, ampliando la facilità di accesso a potenziali vittime. Comprendere il fenomeno dal punto di vista psicosessuologico ci permette di decodificare le dinamiche psicologiche sottostanti e di identificare possibili strumenti di prevenzione.

In generale, dunque, il processo di grooming online segue una progressione di fasi, ciascuna caratterizzata da una specifica strategia manipolativa e da precise finalità psicosessuali:

1. Costruzione del contatto: la fase iniziale coinvolge la costruzione di un contatto apparentemente innocuo, attraverso richieste di amicizia inviate tramite social media o su piattaforme di chat online. Una volta avviata una conversazione con un minore, i predatori tendono a usare linguaggi e riferimenti che possano sembrare familiari alla vittima, creando un contesto di fiducia. Questa fase è delicata: il groomer si adatta alle reazioni della vittima, modulando il proprio comportamento per ottenere l’attenzione desiderata.

2. Sviluppo del rapporto: una volta stabilito il contatto, il groomer cerca di approfondire la relazione, investendo tempo nell’ascolto e nella comprensione dei bisogni e delle vulnerabilità della vittima. In questa fase, è possibile che il groomer condivida falsi dettagli personali per dare un’impressione di autenticità, incrementando l’intimità percepita. Dal punto di vista psicosessuologico, questo processo prepara psicologicamente la vittima all’idea di un’intimità crescente e apparentemente sicura.

3. Isolamento: il predatore cerca di isolare la vittima da altri contatti sociali, specialmente dagli adulti di riferimento, incoraggiando la segretezza della relazione. Questo isolamento emotivo e sociale è uno strumento potente per aumentare il controllo sulla vittima e ridurre il rischio di interventi esterni.

4. Desensibilizzazione sessuale: questa fase coinvolge un’introduzione graduale al contenuto sessuale, spesso iniziando con battute o commenti ambigui, per poi passare a contenuti più espliciti. Il predatore misura la reazione della vittima, avanzando solo quando la vittima sembra accettare i primi contenuti meno espliciti. Questo approccio graduale rappresenta una forma di condizionamento psicosessuale, dove la vittima viene portata ad accettare il contesto sessuale come parte “normale” del rapporto.

5. Sfruttamento: L’ultima fase segna il passaggio alla vera e propria richiesta di atti sessuali, che possono variare dall’invio di materiale sessualmente esplicito alla richiesta di incontri fisici. A questo punto, la vittima potrebbe sentirsi troppo coinvolta per rifiutarsi, oppure troppo isolata o impaurita per chiedere aiuto.

Alla base del grooming online vi è quindi una complessa dinamica di manipolazione e condizionamento psico-affettivo, che mira a creare un legame “pseudo-amoroso” o “pseudo-amicale”.

Dal punto di vista psicosessuologico, è importante notare che la vittima di grooming online arriva a sperimentare una confusione di sentimenti: da un lato, può percepire affetto o anche sviluppare una sorta di dipendenza emotiva verso il groomer; dall’altro, può sentire vergogna, paura o senso di colpa per aver accettato certe richieste. Infatti, le vittime di grooming online spesso riportano conseguenze psicologiche gravi, che possono includere ansia, depressione, bassa autostima e future difficoltà relazionali, per non parlare di traumi psicosessuali.

Per contrastare il grooming online, sono dunque necessari interventi a più livelli, che includano educazione, monitoraggio e supporto psicologico. Insegnare a bambini e adolescenti come riconoscere i segnali di allarme nel comportamento online è fondamentale. L’educazione sessuale e affettiva può aiutare a sviluppare una coscienza critica nei confronti delle relazioni digitali. Genitori, educatori e operatori sociali devono essere coinvolti attivamente nella protezione dei giovani online. Strumenti di parental control e la promozione di una comunicazione aperta tra genitori e figli sono elementi chiave per la prevenzione.

Infine, le vittime di grooming online necessitano di un supporto specializzato per elaborare l’esperienza traumatica e sviluppare strumenti per il recupero psico-emotivo. Gli interventi psicosessuologici possono fornire uno spazio sicuro per esplorare le conseguenze emotive e sessuali vissute, favorendo un percorso di guarigione e resilienza.

 

Tirocinante: Caterina Borrelli
Tutor: Maurizio Leuzzi

 

BIBLIOGRAFIA
-Chiu, J., & Quayle, E. (2022). Understanding online grooming: An interpretative phenomenological analysis of adolescents’ offline meetings with adult perpetrators. Child Abuse & Neglect, 128.
-Pasca, P., Signore, F., Tralci, C., Del Gottardo, D., Longo, M., Preite, G., & Ciavolino, E. (2022). Detecting online grooming at its earliest stages: development and validation of the Online Grooming Risk Scale. Mediterranean Journal of Clinical Psychology, 10, 1- 24.

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