Kinky : timori e desideri

Quando si affrontano argomenti come il Kinky, il BDSM, il Feticismo e il Sadomasochismo, ci si trova spesso nella difficoltà di cercare di mandare un messaggio che sia svincolato da preconcetti e pregiudizi e soprattutto farlo comprendere al lettore. Questa difficoltà risiede in gran misura nella carenza di dati scientifici e nei mille tabù radicati nelle diverse culture. La stigmatizzazione che ruota attorno a questi temi spinge coloro che sperimentano tali comportamenti sessuali ad essere eccessivamente chiusi, al punto da parlarne in termini di “sub culture”.

Quelle Kinky sono una comunità di persone che si definiscono alla ricerca di una sessualità appagante, spesso ricercata all’interno di una coppia e attraverso sperimentazioni con oggetti fetish, toys o altro; sono alla continua ricerca di situazioni stimolanti, prediligendo talvolta partner differenti. All’interno dei loro giochi erotici possono essere inserite anche pratiche quali bondage, legature o discipline sadomaso. Sono persone alla ricerca di relazioni consensuali all’interno delle quali è possibile attuare in sicurezza desideri e fantasie, alla scoperta di sensazioni forti ed estreme.

Ayzad (2014), il principale divulgatore italiano in materia di sessualità alternative, le descrive come: centinaia di differenti pratiche e situazioni erotico-sessuali in cui un partner si abbandona alla volontà e alle fantasie dell’altro. Quattrini (2015), psicoterapeuta e sessuologo clinico esperto di parafilie, ritiene che questo insieme di comportamenti erotico-sessuali possano essere collocabili in un area intermedia che si muove all’interno di un continuum: quella dimensione trasgressiva-parafilica del continuum normativo/trasgressivo/ parafilia/Disturbo parafilico/ sex offender. Occorre dunque svincolare queste pratiche, o forse meglio dire preferenze comportamentali sessuali, dalla concezione comune che le rilega all’interno di patologie o atti criminali.

Nel momento in cui un comportamento sessuale viene vissuto in completa egosintonicità dal soggetto, e non reca danni ad altri, non può essere categorizzato come patologia (DSM 5). Uno studio condotto da Juliet Richters in Australia (Journal of Sexual Medicine), ha dimostrato che le persone che prediligono sperimentare il sesso “non convenzionale”, a differenza di quanto si potrebbe credere, possono essere anche più felici di chi invece pratica il sesso, così definito, “convenzionale”. Vivere una sessualità svincolata da remore morali conduce verso una consapevolezza del proprio corpo e della propria mente. Le persone che praticano sesso kinky giungono in terapia, molto spesso, per problematiche relative all’ansia. Molti di loro all’inizio si sentono smarriti, hanno bisogno di esplorare il loro mondo interno erotico, si sentono isolati e alienati dallo stigma, ed è questo che li conduce verso la scelta di una seconda vita “segreta”. I loro timori maggiori ruotano attorno al coming out, come e se affrontare il discorso con il partner, con i parenti o con gli amici. Occorre   dire che alcune volte dovremmo solo ricordare quanto, invece, sia radicato nella natura umana l’istinto di dominio e sottomissione; esso fa parte di un corredo genetico evoluzionistico che garantisce l’evoluzione della specie.

I giochi di ruolo e le dinamiche relazionali sono presenti in ogni tipo di rapporto e contornano continuamente la nostra vita, a volte, senza una completa consapevolezza.

A cura della Tirocinante: Loredana D’aprano

Tutor: Davide Silvestri

Bibliografia

American Psychiatric Association. Diagnostic and statistical manual of mental disorders (DSM-5®). American Psychiatric Pub, 2013.

Ayzad, I love BDSM. Guida per principianti ai giochi erotici di bondage, dominazione e sottomissione; 80144 Edizioni, Roma 2015.

Richters J., De Visser R.O., Rissel C.E., Grulich A.E., Smith A., The journal of sexual medicine 5 (7), 1660-1668, 2008.

Quattrini F., Parafilie e devianza. Psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale atipico, Giunti Editore, 2015.

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