In un mondo che spesso pone l’accento sull’iper-sessualizzazione, esiste una realtà meno visibile ma altrettanto significativa: l’anoressia sessuale.
La persona che sperimenta questo tipo di disturbo non cerca il sesso, ma ne sfugge con costanza. Ogni forma di contatto fisico, immaginazione erotica, conversazione sull’argomento o semplice esperienza emotiva legata alla sfera sessuale viene vissuta come minacciosa. L’ansia legata alla sessualità è talmente intensa da generare una reazione di rifiuto, alimentando un circolo vizioso fatto di evitamento, vergogna e isolamento.
Sebbene l’anoressia sessuale non sia ancora ufficialmente classificata nei principali manuali diagnostici, è ben nota a psicologi, sessuologi e terapeuti relazionali. Chi ne soffre tende a vivere la sessualità come un rischio da controllare a tutti i costi. In molti casi, alle origini del disturbo troviamo storie di attaccamento insicuro, trascuratezza affettiva o, nei casi più gravi, esperienze traumatiche come abusi sessuali. Questi vissuti compromettono profondamente l’immagine di sé, generando una convinzione interna di non essere degni d’amore o affetto.
Il desiderio di intimità viene così sostituito da un bisogno di difesa. Per sentirsi al sicuro, queste persone spesso si impongono uno stile di vita rigido e controllato, arrivando a trascurare il proprio corpo o a renderlo invisibile, nel timore di diventare oggetto di desiderio. Il corpo, in questo senso, non è più percepito come mezzo di espressione, ma come potenziale veicolo di pericolo.
Questo meccanismo, pur proteggendo momentaneamente la persona dal dolore relazionale, ha un prezzo elevato: l’isolamento emotivo. L’individuo finisce per allontanarsi sia dal contatto fisico che da quello affettivo, sviluppando un atteggiamento anaffettivo e sfuggente anche nelle relazioni quotidiane. I rapporti diventano superficiali o evitati del tutto, e le occasioni sociali, percepite come potenzialmente destabilizzanti, vengono spesso declinate con giustificazioni o bugie.
Inoltre, il controllo diventa la chiave di lettura del comportamento: le persone affette da questo disturbo tendono a mostrarsi impeccabili, perfette, senza fragilità apparenti. L’immagine ideale che costruiscono di sé è spesso funzionale a non chiedere aiuto, a non mostrare debolezze, a non esporsi. Anche all’interno delle relazioni familiari o di coppia, mostrano un’eccessiva dedizione verso l’altro, non tanto per affetto, ma per mantenere una posizione di controllo e sicurezza.
In alcuni casi, l’ambiente religioso può rinforzare questo stile difensivo. Ideali come purezza, castità e disciplina vengono interiorizzati in modo rigido e strumentale, trasformandosi in giustificazioni per sostenere il rifiuto della sessualità e di ogni forma di intimità. In questo modo, la spiritualità diventa una cornice dentro cui legittimare un controllo estremo sul corpo e sull’emotività.
Quando questa strategia di evitamento entra in crisi la persona inizia a percepire un senso di insoddisfazione, solitudine o frustrazione. Tuttavia, anche quando emerge la consapevolezza del disagio, chiedere aiuto può risultare estremamente difficile. La paura del giudizio, del rifiuto o del confronto con la propria vulnerabilità rappresenta un ostacolo importante alla possibilità di aprirsi, persino con un partner o uno specialista.
Infine, è importante ricordare che, come osservato da Fossum e Mason (1986), all’interno dei sistemi familiari troppo rigidi o iper-esigenti può svilupparsi un ciclo della vergogna: i figli interiorizzano aspettative irraggiungibili e, sentendosi inadeguati, non riescono a costruire un senso di sé autentico. Questo clima emotivo può alimentare tanto la dipendenza quanto l’anoressia sessuale.
La consapevolezza di questa condizione è il primo passo verso un possibile cambiamento. Solo riconoscendo la propria fragilità, si può iniziare un percorso di integrazione del corpo, del desiderio e del bisogno d’amore – senza che questi siano vissuti come pericoli, ma come parti vitali della propria umanità.
Tirocinante: Giulio Diego Azzarri
Tutor: Maurizio Leuzzi
Bibliografia
Gambini, P. (2022). Esprimere il sesso oltre la genitalità: Una sfida per i celibi volontari e non solo. Cinisello Balsamo: Edizioni San Paolo.