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La control mastery theory (teoria della padronanza e del controllo), sviluppata a partire dalle osservazioni di Joseph Weiss, è una teoria integrativa di matrice relazionale della psicopatologia, del funzionamento mentale e del processo terapeutico. Alla sua base, troviamo quattro ipotesi relative al funzionamento mentale:

-la motivazione all’adattamento: la motivazione primaria della mente è quella di favorire l’adattamento alla realtà, inteso come la capacità di modificare il proprio funzionamento o l’ambiente in cui si vive. La mente, quindi, è motivata a risolvere i propri problemi, a padroneggiare i traumi e a sviluppare un controllo sul funzionamento proprio e sulla realtà.

l’ipotesi del funzionamento superiore dell’inconscio: gli esseri umani sono in grado di compiere inconsciamente funzioni mentali complesse che di solito vengono attribuite alla coscienza, come stabilire obiettivi, elaborare dei piani per perseguirli, immaginare le conseguenze della messa in atto di questi piani, eseguirli, valutare la realtà e le conseguenze della loro realizzazione, sviluppare delle credenze e metterle alla prova.

l’importanza del senso di sicurezza: il funzionamento mentale conscio e inconscio è regolato dal principio di sicurezza. Permettiamo l’accesso alla consapevolezza solo a contenuti psichici che non percepiamo come una minaccia.

-la naturale prosocialità umana: gli esseri umani sono naturalmente prosociali e tendono a empatizzare con la sofferenza degli altri, a sentirsene responsabili e in dovere di agire per alleviarla.

Facendo riferimento a queste ipotesi, possiamo affermare che l’essere umano, di per sè, ha bisogno di sentirsi al sicuro. Questo bisogno di sicurezza è presente fin dalla nascita e perdura per tutto l’arco della vita. Il neonato, infatti, è programmato per sviluppare un attaccamento sicuro con i propri genitori, cruciale per un sano sviluppo del bambino.

Essendo fondamentale questa tipologia di attaccamento, il bambino cerca di garantirne il mantenimento e per farlo utilizza la sua naturale capacità di interpretare l’ambiente in cui vive per potersi adattare ad esso; per cui, impiega la sua sensibilità intuitiva e la sua capacità di percepire gli stati d’animo dei genitori, facendo tutto ciò che è necessario per conservare la relazione con loro.

Quando questa sicurezza viene minata, il bambino cerca di ripristinarla. Ad esempio, se i genitori stanno attraversando un momento difficile in cui hanno perso il lavoro e uno dei due abusa di alcol, il bambino non penserà che tutto questo non c’entri con lui, piuttosto si sentirà responsabile e cercherà di aggiustare le cose per rendere l’ambiente normale in modo che possa adattarsi ad esso in modo sicuro. Cercherà, inoltre, di far sembrare come se fosse colpa sua: non è che i genitori non sono in grado di dargli ciò di cui ha bisogno, ma sono i suoi bisogni ad essere troppi. Il bambino sviluppa questa credenza, denominata da Weiss come “patogena”, nella convinzione di mantenere l’autorità dei genitori, quindi la sicurezza della relazione che ha con loro.

Le credenze patogene, infatti, nascono proprio con l’intento di adattarsi alla realtà e la loro principale caratteristica è che associano il perseguimento di obiettivi sani e piacevoli ad un pericolo per se stessi o per gli altri trasformando il senso di colpa in un fattore patogeno secondo cui, un determinato atteggiamento, comportamento o desiderio può danneggiare qualcuno.

La CMT distingue cinque tipologie di senso di colpa:

-il senso di colpa del sopravvissuto, in cui la persona vive con dolore l’idea di essere invidiato e quindi se avrà più successo, fortuna, talento, etc. delle persone care, scatenerà in queste sentimenti di umiliazione, invidia e inadeguatezza.

-il senso di colpa da separazione/slealtà che è espressione delle credenze patogene per cui separarsi fisicamente o mentalmente dalle persone care arrecherà in loro sofferenza e sentimenti di inutilità.

-il senso di colpa da responsabilità onnipotente: espressione di credenze patogene per le quali si ha il dovere di rendere felici le persone care; la persona crede che mettendo in primo piano i propri bisogni, le farà soffrire e sarà, per questo, egoista.

-il senso di colpa da burdening: la persona crede che manifestando le proprie emozioni o chiedendo di appagare i propri desideri e bisogni, appesantirà le persone.

-il senso di colpa da odio di sé: è il più correlato con la patologia: la colpa non riguarda un comportamento ma ciò che si è. Quindi, a ferire gli altri è la propria natura difettosa e inadeguata.

Così come le credenze patogene, anche il desiderio sessuale è presente, in forme diverse, già durante l’infanzia. I bambini provano piacere fisico, talvolta connesso alla stimolazione genitale, il quale una volta provato viene continuamente ricercato. Purtroppo, nella nostra cultura, esistono ancora molti tabù riguardo l’eccitazione sessuale; non stupisce, quindi, che il sesso si costituisca come una sfida per una mente che ricerca costantemente un senso di sicurezza.

Le credenze patogene, coinvolgendo sentimenti di colpa e preoccupazione, quando inibiscono l’eccitazione sessuale lo fanno con grande intensità; ci preoccupiamo di ferire gli altri e se lo facciamo ci sentiamo in colpa.

Il senso di colpa del sopravvissuto e quello da separazione interferiscono con la capacità di provare piacere. Però, per quanto si possa reprimere, il desiderio sessuale è sempre lì.

La soluzione a questa contraddizione, che si presenta alla mente come un ovvio problema, sono le fantasie sessuali. La loro funzione, infatti, è quella di annullare i sentimenti e le credenze che interferiscono con l’eccitazione sessuale, garantendo sia la propria sicurezza che il proprio piacere.

Di solito, si pensa alla fantasia come ad una storia o un racconto, eppure spesso le fantasie sessuali sono nascoste e poco evidenti. Anche l’essere attratto da un modo di fare di una persona o una modalità particolare con cui ci piace fare sesso, possono essere compresi come fantasie sessuali.

Molti di noi tendono a esplorare specifici scenari nella vita intima, come posizioni, modalità di seduzione e contesti estetici. Questi dettagli assumono un significato simbolico importante, aiutando a contrastare le forze psicologiche che frenano il desiderio. Un esempio fornito da Michael Bader (2018) nel suo libro “Eccitazione. La logica segreta delle fantasie sessuali”, descrive come un paziente trovava maggiore rassicurazione nel farsi penetrare dal partner, poiché ciò lo faceva sentire certo della soddisfazione dell’altro. Questo comportamento era legato ad una convinzione profonda di non avere molto da offrire, generando ansia riguardo al piacere altrui.

Un altro esempio, invece, descrive come una paziente provasse una forte eccitazione quando si trovava in situazioni semi pubbliche, dove c’era il rischio di essere scoperta. Questa preferenza si ricollegava a un grande senso di colpa, originato da un’educazione repressiva. Esporre la propria sessualità in quel modo le consentiva di sfuggire, anche se temporaneamente, alle proprie inibizioni.

Quando esaminiamo il significato delle fantasie sessuali e il loro ruolo nel superare le inibizioni, è fondamentale considerare non solo le fantasie esplicite, ma anche l’ampia gamma di preferenze e inclinazioni che alimentano la nostra eccitazione.

Il senso di colpa può avere un impatto negativo sull’eccitazione sessuale in diversi modi. Spesso, i desideri sessuali vengono percepiti come proibiti a livello familiare e culturale. Crescendo, i bambini possono interiorizzare l’idea che i pensieri sessuali siano “impuri”, imparando così a reprimere i propri desideri. Questo tipo di colpa si può mescolare con una sensazione di sopravvivenza, in cui si sente di non dover provare un piacere maggiore rispetto ai genitori.

Le proibizioni culturali e familiari, che hanno storicamente stigmatizzato il sesso, contribuiscono a diffondere l’idea che il piacere erotico sia pericoloso. Frasi come “la masturbazione è sbagliata” o “l’omosessualità è peccato” riflettono queste convinzioni generali. Molte fantasie sessuali, quindi, includono elementi che sfidano o annullano queste restrizioni, rappresentando un tentativo di padroneggiare quelle credenze patogene che interferiscono con l’eccitazione e il piacere sessuale. In questo senso, possono essere lette come una strategia per sentirsi al sicuro nel lasciarsi andare all’eccitazione sessuale e provare piacere.

 

Tirocinante: Sabrina Ghezal
Tutor: Maurizio Leuzzi

 

Riferimenti

  • Bader, M. (2018). Eccitazione. La logiva segreta delle fantasie sessuali. Raffaello Cortina Editore.
  • Gazzillo, F. (2023). La Control-Mastery Theory nella pratica clinica. Carocci Editore.

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