La parola giapponese Hentai può essere tradotta con “anormale”, ma anche con “pervertito” ed è utilizzata generalmente per indicare manga, anime e videogiochi connotati da varie forme di preferenze sessuali non convenzionali. Tale termine venne adoperato per la prima volta in due pubblicazioni: il saggio del 1886, Psychopathia Sexualis, di Richard von Krafft-Ebing e all’interno del romanzo erotico Vita Sexualis di Mori Ōgai. La nascita e lo sviluppo del manga furono fondamentali per il definitivo successo del fumetto nipponico per adulti.
Molto spesso, per definire questo genere, si può trovare anche l’espressione ”jū hachi kin”, ossia “vietato ai minori di 18 anni”, oppure “seijin” vale a dire “per persone adulte”. In ogni caso, essendo un prodotto di natura pornografica, è solitamente indirizzato ad un pubblico maggiorenne e non a chiunque come molto spesso ritenuto da chi critica tali prodotti. Negli ultimi vent’anni si è riscontrato un aumento radicale della fruizione degli Hentai anche in Occidente, tanto che questa categoria è stata la seconda più cercata e visualizzata al mondo sul sito Pornhub nel 2017. L’avvento di Internet ha sicuramente facilitato la condivisione e la visualizzazione degli anime pornografici, ma anche dei manga, dato che essi sono scaricabili dalla rete. Inoltre, al giorno d’oggi sono facilmente reperibili nella maggior parte delle fumetterie.
A differenza della pornografia occidentale, basata quasi esclusivamente su cinema e fotografia ritraenti persone reali, l’Hentai si fonda sull’illustrazione e permette l’ideazione di scene e contesti completamente estraniati dalla realtà e dai normali standard culturali, dando spesso espressione a fantasie sessuali estreme e per questo considerate dalla porzione più conservatrice dell’opinione pubblica. Tuttavia, a differenza di quanto gli scettici possano pensare, le origini degli Hentai sono fortemente correlate ad ispirazioni artistiche. Infatti, le radici di tale movimento sono rintracciabili durante il Periodo Edo (1603-1868), in cui si sviluppa uno dei stili artistici giapponesi più importanti, l‘Ukiyo-e”, vale a dire “immagine del mondo fluttuante” o “mondo della sofferenza”.
Nelle sue prime fasi, questa tecnica era legata alla vita caotica della capitale Edo, l’odierna Tokyo. Spesso questo stile veniva usato per raffigurare volti importanti come geishe o lottatori di sumo. Con il passare del tempo l’Ukiyo-e incontra la letteratura erotica, sviluppando in questo modo il filone artistico detto Shunga, ossia la “pittura della primavera”, eufemismo per intendere l’atto sessuale. Queste stampe erano utilizzate per promuovere positivamente la visione del sesso, della sensualità sia maschile sia femminile e generalmente erano realizzate in serie (spesso dodici come i mesi dell’anno). Ai giorni nostri il genere Hentai ha assunto diverse sfumature.
Le tre sottocategorie fondamentali sono rappresentate da lavori che presentano relazioni eterosessuali, abbreviate in “het” dai suoi utenti, dai ”Yaoi” in cui si raccontano storie basate sul rapporto tra coppie omosessuali maschili e dai “yuri” che raccontano le relazioni tra coppie lesbiche. Negli yaoi generalmente i protagonisti sono maschi androgini sia nell’aspetto sia nel modo di comportarsi. Questi personaggi sono detti “bishōnen”, che letteralmente significa “bel ragazzo”. Di solito, il pubblico di questo sottogenere è rappresentato principalmente da ragazze. Comunque, sono diversi dagli shōnen-ai (letteralmente, “ragazzo-amore”), nei quali due maschi esprimono semplicemente i propri sentimenti romantici l’uno verso l’altro e non hanno mai una reale relazione sessuale. Spesso negli yaoi la sessualità è esplicita e i protagonisti finalizzano le proprie relazioni in rapporti sessuali.
Gli yuri sono molto simili agli yaoi tranne per il fatto che si focalizzano su relazioni omosessuali femminili. Le ragazze negli yuri sono conosciute come “bishōjo”, che è sostanzialmente traducibile come “bella ragazza”. Gli shōjo-ai (“ragazza-amore”), sono l’equivalente femminile degli shōnen-ai. All’interno di questo vastissime categorie si possono trovare rappresentazioni di moltissimi fetish sessuali, dai più comuni ai meno convenzionali. Si possono scorgere esempi di bondage, di BDSM, di footfetish, di immagini che rappresentano donne dal petto prosperoso (Bakunyū, letteralmente “bursting breasts”, ossia ”seni che esplodono”).
In generale, le figure e le forme sia dell’uomo che della donna vengono estremizzate, così come lo erano, al tempo dello stile Shunga. Esistono poi fantasie più particolari, come quella delle Nekomimi, ragazze gatto, o comunque personaggi semi-antropomorfi che mostrano attributi animali (orecchie, artigli e code) oppure vengono raffigurati tentacoli, sostitutivi fallici appartenenti a personaggi fantascientifici o mitologici (”Tentacle rape”). Tutti questi particolari temi rappresentato una modalità di incanalare impulsi sessuali che possono essere negativi in una forma artistica cosi potente da poter intrattenere una vasta gamma di pubblico che può differire sensibilmente tra di loro. Finchè la produzione di Hentai rimane nel campo dell’intrattenimento e del divertimento erotico si può parlare di espressione artistica.
Esistono, tuttavia, prodotti che raffigurano forme di perversione non accettate nella società o addirittura contrarie alle norme. Queste fantasie sono spesso portate agli estremi, sfociando addirittura nell’illegale. Fanno parte di questa tipologia, ad esempio, gli incesti, che rappresentano la rottura dei tabù dei rapporti inter-familiari, storie che si focalizzano sulle violenze sessuali o addirittura vicende di abusi riguardanti ragazzi e ragazze (rispettivamente loli e shota) prepuberi o appena puberi. Quest’ultima categoria è vietata in molti paesi in quanto equivalente alla pornografia infantile.
In conclusione, la visualizzazione di materiale Hentai può consentire all’individuo di esplorare la parte maggiormente immaginativa e fantasiosa della propria sessualità in modo sano e consapevole. Esistono, però, dei materiali che rappresentano degli atti disumani e si dovrebbe limitarne l’accesso. Ma non per questo motivo tutto l’universo pornografico giapponese deve essere demonizzato, ma si dovrebbe educare le persone al corretto uso, come dovrebbe avvenire per la visione di ogni tipo di materiale pornografico.
Tutor: Maurizio Leuzzi
Tirocinante: Alessandro Ghigo
Riferimenti:
– https://it.wikipedia.org/wiki/Hentai#Origine_della_parola
– https://redcapes.it/speciale-hentai-storia-e-legittimazione-artistica-del-fumetto-pornografico-giapponese/
– https://thesoundcheck.it/2022/05/26/lhentai-e-la-sua-storia/