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Recensione a cura della tirocinante Valeria Manni

 

Miss Violence è un film del 2013 diretto da Alexandros Avanas che narra la vicenda di una famiglia medio borghese colpita dal suicidio della piccola Angeliki, avvenuto il giorno del suo undicesimo compleanno.
Sin da subito inquietudine, paura e disagio pervadono lo spettatore accompagnandolo alla scoperta della verità. Le ragioni del gesto della piccola non sono da subito chiare, ma neanche tale mancanza di chiarezza sembra turbare troppo la vita quotidiana della famiglia, che appare procedere in tutta tranquillità.

I ruoli che legano i vari componenti sono ambigui ed indefiniti, man mano che si delineano il velo della calma si solleva per rivelare la mostruosità celata dietro le porte di quella casa. Il padre famiglia, tanto attento e premuroso agli occhi degli estranei, è in realtà un uomo violento e abusante, padre di cinque figli, di cui tre sono anche i nipoti. Non risparmia violenze e abusi di nessun tipo nei confronti di nessuno, ma in particolar modo per le figlie/nipoti femmine che, al compiersi degli undici anni, diventano di routine vittima di stupri, tanto da parte dello stesso padre, quanto da parte di estranei a cui le cede per denaro. Diventa lecito, a questo punto, parlare non solo di abuso sessuale ma anche di pedofilia.

La pedofilia è definita generalmente come l’attrazione sessuale che un adulto prova verso un bambino e che motiva il soggetto ad una sua gratificazione (Sims, Oyebode, 2009). Da un punto di vista clinico, nel DSM-5 sono stabiliti tre criteri diagnostici:
A – Eccitazione sessuale ricorrente e intensa, manifestata attraverso fantasie, desideri o comportamenti, per un periodo di almeno 6 mesi, che comportano attività sessuale con un bambino in età prepuberale o con bambini (in genere sotto i 13 anni di età).
B – L’individuo ha messo in atto questi desideri sessuali, oppure i desideri o le fantasie sessuali causano marcato disagio o difficoltà interpersonali.
C – L’individuo ha almeno 16 anni di età ed è di almeno 5 anni maggiore del bambino o dei bambini di cui al Criterio A.
nota: non comprende un individuo in tarda adolescenza coinvolto in una relazione sessuale con un individuo di 12-13 anni.
Specificare se: il pedofilo è di tipo esclusivo quindi attratto solo da bambini o se è di tipo non esclusivo; se il pedofilo è attratto sessualmente da maschi, attratto sessualmente da femmine o se è attratto sessualmente da entrambi; se il comportamento sessuale di tipo pedofilico è limitato all’incesto (American Psychiatric Association, 2014).

Diverse sono le teorie che nel corso del tempo hanno provato a comprendere come tale desiderio si possa sviluppare.
Una prima possibile spiegazione è data dalle teorie di Freud e Fenichel (Fenichel 1945; Freud 1905/1953) secondo cui la scelta di un bambino come oggetto di desiderio sessuale è una scelta narcisistica, poiché nel bambino il pedofilo rivede sé; probabilmente un sé-bambino abusato visto che spesso uomini abusanti sono stati abusati essi stessi. (Fagan et al. 2005),

Nel film il potere è un tema rilevante, ed è concentrato nelle mani dell’uomo. Alcuni autori (Ganzarain and Buchele,1990) hanno notato che potere e aggressività sono rilevanti nei pedofili che agiscono violenza intrafamiliare: sentendosi non amati dalla moglie si rivolgono ai figli per ricevere amore e gratificazione, esercitando al contempo potere sulla loro vittima, che si troverà nella situazione di doverlo soddisfare.
Il potere che queste persone sperimentano nella fantasia o nell’agito pedofilico, permette loro di percepirsi come più virili e più forti, annullando l’impotenza e la debolezza che di solito gli causa sofferenza. Sembra infatti che il rapporto con i bambini rinforzi la loro autostima, gratificando un bisogno narcisistico mai soddisfatto nella relazione con i propri genitori. Avendo come quadro di riferimento le teorie di Kohut (1971) e Kernberg (1975), le ricerche di diversi autori mettono in evidenza come desideri di questo tipo si riscontrano in soggetti con personalità narcisistiche o antisociali, (Raymond et al. 1999).

La scarsa resistenza che un bambino può opporre all’attenzione dell’adulto sostiene la fragile autostima di questi soggetti; in molti casi, poi, il bambino viene idealizzato come un oggetto capace di restituire la giovinezza, l’atto sessuale con lo stesso riflette, dunque, inconsce fantasie di fusionalità che servono a contrattaccare l’ansia dell’invecchiamento e della morte.
Nel tentativo di tracciare un profilo del pedofilo, ci si è resi conto che ci sono diverse tipologie. Una prima distinzione è fra pedofilo fissato o regredito (Groth and Birnbaum 1979; McConaghy 1998).

Normalmente l’età dell’oggetto sessuale aumenta con il diventare adulti: da adolescenti si prova attrazione per altri adolescenti, da adulti ci si sente attratti da altri adulti. Il pedofilo “fissato” è colui che non ha mai maturato interesse sessuale per gli adulti, ma il suo desiderio sessuale è rimasto, appunto, fissato ad periodo dello sviluppo in cui era lecito essere attratti da altri bambini. Questo tipo di aggressore generalmente predilige vittime di sesso maschile. Il soggetto “regredito” invece ha maturato interesse verso gli adulti, da cui è prevalentemente attratto. Tuttavia, in momenti di grande stress o sovraccarico emotivo il soggetto regredisce e si sente attratto da bambini o pre-adolescenti, con preferenza per il sesso femminile. Anche in questo caso l’attività sessuale diventa mezzo di contenimento di un’attivazione emotiva eccessivamente forte.

Questo breve excursus permette di notare come dietro l’interesse pedofilico, sia che si tratti di una parafilia o un disturbo, si cela una sofferenza profonda che viene espressa nell’interesse e per mezzo dell’interesse stesso. Proprio per questo diventa importante non solo condannare coloro che agiscono la fantasia, non solo prevenire le recidive, ma anche intervenire al fine di risolvere la sofferenza che il desiderio pedofilico cela.

Bibliografia
-American Psychiatric Association. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. Raffaello Cortina Editore, 2014.
-Fagan P, Lehne G, Strand J, et al: Paraphilias, in Oxford Textbook of Psychotherapy. Edited by Gabbard G, Beck J, Holmes J. Oxford, UK, Oxford University Press, 2005
-Fenichel O: The Psychoanalytic Theory of Neurosis. New York, WW Norton, 1945
-Freud S: Three essays on the theory of sexuality (1905), in The Standard Edition of the Complete Psychological Works of Sigmund Freud, Vol 7. Translated and edited by Strachey J. London, Hogarth Press, 1953, pp 123–245
-Ganzarain RC, Buchele BJ: Incest perpetrators in group therapy: a psychodynamic perspective. Bull Menninger Clin 54:295–310, 1990
-McConaghy N: Paedophilia: a review of the evidence. Aust N Z J Psychiatry 32:252– 265, 1998
-Kernberg OF: Borderline Conditions and Pathological Narcissism. New York, Jason Aronson, 1975
-Kohut H: The Analysis of the Self: A Systematic Approach to the Psychoanalytic Treatment of Narcissistic Personality Disorders. New York, International Universities Press, 1971
-Petrone L., Troiano M. E se l’orco fosse lei? Strumenti per l’analisi, la valutazione e la prevenzione dell’abuso femminile. Con un nuovo test per la diagnosi. Franco Angeli, 2010.
-Raymond NC, Coleman E, Ohlerking F, et al: Psychiatric comorbidity in pedophilic sex offenders. Am J Psychiatry 156:786–788, 1999
Sims A., Oyebode F. Introduzione alla psicopatologia descrittiva. Raffaello Cortina Editore, 2009.

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