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Il nome di Gaio Valerio Catullo è indissolubilmente legato a un’idea di amore totalizzante, passionale e tormentato.

Nei suoi carmi si intrecciano slanci di adorazione e violenti insulti, dichiarazioni di dedizione assoluta e parole di disprezzo. L’oggetto del suo desiderio, Lesbia, è una figura che sfugge, si concede e poi si nega, lasciando il poeta in una spirale di sofferenza e ossessione.

Al di là della loro dimensione poetica, i componimenti di Catullo rivelano dinamiche psicosessuologiche sorprendentemente attuali.

Il suo amore per Lesbia si configura come un caso esemplare di desiderio competitivo, in cui la presenza di rivali alimenta la passione, di manipolazione emotiva e sessuale, dove il piacere è concesso in modo intermittente per mantenere il legame, e di dualismo erotico, in cui l’amore oscilla tra idealizzazione e degradazione.

Analizzare questi meccanismi attraverso il filtro della sessuologia consente dunque di comprendere quanto la psicologia dell’attrazione e del desiderio rimanga immutata nel tempo.

Catullo non ama una donna irraggiungibile, ma una donna che appartiene ad altri. Lesbia, identificata secondo Apuleio nella figura di Clodia Pulcra, è una nobildonna romana sposata e circondata da numerosi amanti. Questo non rappresenta per il poeta un ostacolo, bensì un elemento che accresce il desiderio. L’esclusività sessuale, per Catullo, non è mai un dato di partenza, ma un premio da conquistare e, proprio per questo, il desiderio si nutre della competizione.

Il concetto di scarcity effect, ben noto in psicologia, descrive il fenomeno per cui un oggetto o una persona ci appare più desiderabile quando è meno accessibile. Nel caso di Catullo, il desiderio per Lesbia non nasce solo dalla passione, ma dalla lotta per la sua attenzione.

È la difficoltà ad ottenerla che amplifica l’attrazione, come egli esplicita nel carme VIII:

“Miser Catulle, desinas ineptire,
et quod vides perisse perditum ducas.”

(“Povero Catullo, smetti di illuderti,
e considera perduto ciò che è perduto.”)

L’amore non corrisposto non spegne il desiderio, anzi, lo intensifica. La teoria dell’effetto Romeo e Giulietta suggerisce che le barriere – sociali, morali o affettive – non fanno che rendere un amore più intenso. Catullo sembra vittima di questo stesso meccanismo: il suo attaccamento a Lesbia cresce proporzionalmente alla difficoltà di possederla.

Nei carmi catulliani, il desiderio non è poi mai libero e reciproco, ma sempre sbilanciato. Lesbia appare come una figura sfuggente e ambigua, che offre e ritira il proprio affetto con una ciclicità dolorosa. Quando una persona riceve attenzioni e affetto solo in modo sporadico, può sviluppare una forma di dipendenza emotiva, nella speranza di ottenere nuovamente quei momenti di vicinanza. E Catullo non è solo innamorato: è intrappolato in una relazione che lo consuma. L’alternanza tra piacere e frustrazione crea un legame che somiglia molto a ciò che oggi definiamo relazione tossica. Il poeta stesso, nel carme LXXXVII, ne è consapevole, ma non riesce a liberarsene:

“Nulla potest mulier tantum se dicere amatam
Vere, quantum a me Lesbia amata mea est.”

(“Nessuna donna può dire di essere stata amata
sinceramente quanto Lesbia è stata amata da me.”)

Questo squilibrio si riflette anche nella sfera sessuale. Lesbia esercita il potere erotico non solo attraverso il corpo, ma tramite l’attesa, la promessa e il rifiuto. L’oscillazione tra il concedersi e il negarsi mantiene il desiderio sempre vivo, rendendo Catullo incapace di dimenticarla.

Uno degli aspetti più affascinanti della poesia catulliana è la contraddizione tra un amore che si manifesta in termini assoluti e uno che si esprime nella sua componente più fisica e istintiva. Lesbia è al contempo l’amante idealizzata e la donna che tradisce, la fonte di dolcezza e l’oggetto di insulti volgari. Questa oscillazione rivela un conflitto profondo tra due dimensioni dell’amore: eros e agape, il desiderio carnale e l’amore puro.

Nel pensiero patriarcale romano, le donne erano spesso divise in due categorie opposte: la moglie rispettabile e la meretrice. Catullo, nel suo desiderio totalizzante, non accetta questa dicotomia: egli vuole Lesbia in entrambi i modi. Eppure, proprio questa impossibilità di conciliare l’ideale e la realtà lo porta alla disperazione.

Nel carme LXXII, dopo aver proclamato il suo amore assoluto, subito dopo Catullo ammette di considerarla come una qualunque amante occasionale:

“[…] Nunc te cognovi: quare etsi impensius uror,
multo mi tamen es vilior et levior.”

(“Ora ti conosco: perciò, sebbene arda ancora di più,
per me sei molto più vile e insignificante.”)

Questo meccanismo psicologico è noto in psicoanalisi come Madonna-whore complex: l’incapacità di conciliare l’amore puro con il desiderio sessuale, che porta a idealizzare o svalutare l’oggetto d’amore.

I carmi di Catullo rivelano quindi molto più di una storia d’amore tormentata: rappresentano per noi un’analisi sorprendentemente moderna sulla psicologia del desiderio. L’attrazione come competizione, il sesso come strumento di potere e la frattura tra amore e passione sono dinamiche che si ripetono anche nelle relazioni contemporanee, spesso con le stesse dolorose conseguenze.

Il poeta latino, con il suo struggimento e la sua contraddizione, ci mostra quanto la sessualità umana sia sempre stata attraversata da forze contrastanti.

Forse la sua più grande modernità sta proprio in questo: nel riconoscere che il desiderio non è mai del tutto razionale e che, anche duemila anni dopo, continuiamo ad amare tra slanci e contraddizioni. Ma se l’intensità dell’amore può condurci all’ossessione, è nella consapevolezza e nel rispetto reciproco che possiamo trovare un equilibrio sano tra passione e benessere emotivo.

Tirocinante: Caterina Borrelli

Tutor: Maurizio Leuzzi

BIBLIOGRAFIA

Copley, F. O. (1949). Emotional Conflict and its Significance in the Lesbia-poems of Catullus. The American Journal of Philology70(1), 22-40.

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