Ad oggi, la sindrome depressiva si colloca tra i più diffusi disturbi psicopatologici a livello mondiale e il suo impatto non verte unicamente sull’umore o sul funzionamento sociale e/o lavorativo; intacca in maniera profonda anche la sfera sessuale, aspetto spesso assai trascurato.
Da una prospettiva cognitivo-comportamentale, la sessualità (nella sua accezione più ampia) all’interno delle sindromi depressive, può essere analizzata e compresa attraverso l’interazione tra emozioni, pensieri disfunzionali, attivazione fisiologica e comportamenti, tenendo sempre in considerazione i processi attivi e passivi di evitamento.
A livello sessuale, una delle manifestazioni più comuni è la riduzione del desiderio sessuale, che può derivare dall’anedonia ma può essere influenzato anche dai pensieri negativi relativi al proprio corpo e alla sfera relazionale. Frasi tipiche di soggetti affetti da depressione sono “non sono desiderabile”, “deludo sempre” “non ha senso provarci, tanto non cambierà nulla”. Tutto ciò contribuisce ad un circolo vizioso che alimenta il senso di inadeguatezza, di ritiro e di disinvestimento affettivo. A ciò si aggiungono sintomi di bassa autostima, fatica cronica e una parziale o completa perdita dell’iniziativa, con ripercussione sull’aspetto relazionale.
Dal punto di vista comportamentale, la sessualità viene evitata, sia attraverso i gesti (come il contatto, l’intimità e così via) che attraverso i pensieri, con pesanti conseguenze sull’impoverimento dell’esperienze erotica. Ciò si traduce in varie forme come “non ho voglia” o fino ad aver paura del confronto con il proprio corpo. Il ritiro dalla sfera sessuale si configura come una strategia di coping che permette una momentanea riduzione dell’attivazione emotiva nel breve termine, ma non fa altro che aumentare e aggravare il disagio e la sofferenza nel lungo termine.
Inoltre, la sessualità e i fattori psicologici sottostanti, possono essere complicati dall’eventuale terapia farmacologica associata alla sindrome depressiva. Molti antidepressivi, come gli SSRI (gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) possono infatti portare effetti collaterali nella sfera sessuale, come calo del desiderio, difficoltà a raggiungere l’orgasmo o l’eccitazione. Se tale sintomatologia non viene affrontata preventivamente, può incrementare pensieri auto-svalutanti e mantenere l’eventuale disfunzione mediante meccanismi cognitivi di conferma.
La terapia cognitivo-comportamentale offre numerose strategie efficaci per affrontare tale sintomatologia. Un primo passaggio può essere rappresentato dalla ristrutturazione cognitiva dei pensieri disfunzionali legati alla sfera sessuale. Supportare la persona a identificare e mettere in discussione le credenze negative sul proprio corpo, sulle aspettative del proprio partner e sull’idea di performance di tipo sessuale, è un passo fondamentale. Contemporaneamente, si può procedere con un lavoro graduale di tipo espositivo a livello comportamentale verso le situazioni intime. Favorendo un’attivazione orientata al comportamento, specialmente nell’ambito erotico, si può cercare di aumentare il contatto e quindi il recupero del proprio corpo, il gioco, la tenerezza, senza che vi sia necessariamente un rapporto sessuale completo. Ciò viene messo in atto al fine di incoraggiare un’esperienza sessuale positiva, senza giudizio e pressioni e molto più centrata sulla condivisione del piacere. A tal proposito, diviene fondamentale un lavoro svolto dalla promozione di un’educazione sessuale consapevole, che riconosca la sessualità come una parte integrante della salute mentale e non come un “lusso” da posticipare a fine trattamento. La validazione del desiderio sessuale diviene fonte di fiducia, apertura e benessere della relazione terapeutica stessa.
In conclusione, il rapporto tra disturbi depressivi e sessualità richiede sicuramente uno sguardo attento e un approccio integrato che metta in luce non solo i sintomi, ma anche il significato oggettivo della sessualità stessa. L’approccio cognitivo-comportamentale, fondato sulla praticità, rappresenta sicuramente un’alternativa valida e preziosa per chi, pur vivendo con un disturbo depressivo, vuole riscoprire la propria intimità e il proprio desiderio, senza giudizi e sentimenti di colpa.
Bibliografia
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