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Anche il sesso, con tutte le sue sfaccettature, muta e si adatta alla realtà sociale in cui è inserito.
Alcune ricerche hanno evidenziato che l’essere umano si sta allontanando sempre più da ciò che è considerato convenzionale, ossia il sesso vanilla (di base, tradizionale), preferendo comportamenti sessuali atipici e cioè la manifestazione di un nuovo modo di vivere l’erotismo e la complicità intimo-sessuale.

Quando si trattano argomenti “non convenzionali” è difficile svincolarsi da pregiudizi e preconcetti, rischiando di cadere nella comune stigmatizzazione secondo cui tutti i comportamenti atipici vengono fraintesi e inquadrati come bizzarri, devianti, o addirittura “perversi”. Per riferirsi a questo fenomeno è stata coniata l’espressione di “sesso kinky”, un termine ombrello che deriva dall’inglese “kink” (stravagante, non convenzionale) e che comprende “un ampio range di pratiche erotiche, sessuali o sensuali consensuali che possono essere caratterizzate da elevate sensazioni di dolore, scambio di potere, forme di contenimento o gioco di ruolo, guardare altre persone o venire guardati da altri” (Barker, 2019).

È comune pensare che le persone che si interessano di pratiche kinky siano “strani” o incapaci di mantenere una relazione stabile. Questi stereotipi, ovviamente, possono influire pesantemente sul loro benessere mentale ed è per questo che molti individui scelgono di mantenere segrete le proprie preferenze sessuali. Alla luce di queste evidenze il DSM-5 propone una distinzione tra disturbo parafilico e Kink: infatti, se un comportamento sessuale non danneggia gli altri e viene vissuto dal soggetto come egosintonico non può esser considerato una patologia.

Anche se, di solito, il sesso kinky viene associato a pratiche aggressive ai limiti del pericolo, in realtà tale attività ha numerosi benefici sia a livello fisico che mentale. Sembra, infatti, che attivi nuove connessioni cerebrali date dall’inusuale accostamento tra piacere e dolore, permetta di raggiungere orgasmi più intensi o addirittura multipli e conceda una continua sperimentazione ed esplorazione del proprio corpo e, quindi, una buona conoscenza delle proprie zone erogene. Inoltre, a livello relazionale, tali esperienze atipiche potrebbero contribuire alla fortificazione del legame col proprio partner, combattendo la routine e alimentando sentimenti di fiducia, complicità e comunicazione, elementi considerati fondamentali nel funzionamento di un rapporto.

Uno studio (1) ha dimostrato che le persone che prediligono sperimentare il sesso non convenzionale, a differenza di quanto si potrebbe credere, possono essere anche più felici di chi invece pratica il sesso vanilla. Tali individui, infatti, sarebbero meno nevrotici, più estroversi, più coscienziosi e meno sensibili al rifiuto. Va da sé che chi pratica sesso kinky ha un’elevata consapevolezza di sé e la maggiore apertura mentale permette loro di estendere i propri orizzonti sessuali, amplificando parallelamente la qualità del proprio piacere. Esprimere la propria sessualità in modo libero, senza tabù né costrizioni, sperimentarsi, divertendosi, è la chiave per una sessualità sana: che sia kinky o vanilla, dunque, l’importante è essere soddisfatti della propria sessualità.

 

Tirocinante: Alessia Esposito
Tutor: Fabiana Salucci

 

Bibliografia e Sitografia:

– Barker (2019). Good Practice across the Counselling Professions 001: Gender, sexual, and relationship diversity (GSRD). British Association for Counselling and Psychotherapy
– (1) Richters J., De Visser R.O., Rissel C.E., Grulich A.E., Smith A., The journal of sexual medicine 5, 1660-1668, 2008
– Quattrini F., Parafilie e devianza. Psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale atipico, Giunti Editore, 2015.
– https://www.focus.it/comportamento/sessualita/cose-il-sesso-kinky

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