“L’imene durante il primo rapporto sessuale causa sanguinamenti”, “si rompe con la prima penetrazione”, “se integro è garanzia di verginità!”.
Queste sono credenze comunemente condivise fra le persone, ma ormai si sa che non c’è niente di più falso. Purtroppo questi miti non sono ancora del tutto sfatati per cui andiamo ad approfondire la conoscenza dell’imene.
Etimologicamente, la parola “imene” deriva dal greco “hymén” che significa “pelle, membrana” (Imene era anche il dio che nella mitologia greca presiedeva alle nozze).
Difatti, l’imene è proprio una membrana mucosa che ricopre parzialmente la parte più distale (quindi più esterna) della vagina, separando così il vestibolo (lo spazio compreso fra le piccole labbra) dal canale vaginale propriamente detto. Ricorda una piccola piega ed è internamente rivestito da un epitelio simile a quello vaginale, mentre esternamente è composto da un sottilissimo strato di epidermide; fra questi due strati si trova un tessuto irrorato da vasi sanguigni e terminazioni nervose, ricco di fibre elastiche.
È possibile che alcune donne non abbiano l’imene, che altre lo abbiano poco sviluppato e che altre ancora, invece, ne abbiano uno che può arrivare anche a coprire e chiudere completamente l’apertura vaginale (in questi casi, è utile sottoporsi ad un piccolo intervento perché il flusso mestruale possa uscire liberamente). In alcune donne l’imene può essere tanto elastico da non lacerarsi durante il primo coito o quelli successivi, e arrivare integro fino per esempio al momento del parto, mentre in altre potrebbe essere tanto rigido e fibroso da rendere difficoltosa persino la penetrazione.
È chiaro quindi che si sta parlando di una membrana che differisce da donna a donna; ma questa variabilità non caratterizza soltanto la presenza/non presenza o l’elasticità, ma anche la forma: le più frequenti sono quella anulare (circolare) e quella semilunare (a forma di mezzaluna).
Con il termine “lacerazione” non si intende una “rottura”: l’imene non si può “rompere” e non esiste un esame medico in grado di stabilire una volta per tutte se qualcosa lo abbia attraversato o meno, vista proprio la grande variabilità che caratterizza questo tessuto.
Ciò è stato dimostrato in diversi studi. Quando si prova a inserire qualcosa in vagina, si possono produrre delle lacerazioni del tessuto, ma la membrana – per forma o per elevata elasticità – può non portarne alcuna traccia: diversi studi hanno dimostrato che le lesioni all’imene (che possono presentarsi anche a seguito del parto) guariscono rapidamente e senza lasciare traccia. Non è dunque possibile stabilire a posteriori se c’è stata penetrazione o meno.
Per quanto riguarda il sanguinamento, in un sondaggio della nota ostetrica Violeta Benini, è emerso che solo il 40% di un ampio campione di donne ha notato perdite di sangue durante il primo rapporto sessuale. Queste sono causate il più delle volte dai capillari delle mucose non elastiche, che semplicemente si rompono, comportando una perdita di sangue dovuta proprio alla poca elasticità.
Ecco quindi sfatati alcuni miti che caratterizzano l’imene.
Vista la grande confusione che si è creata intorno a questa membrana, è interessante sapere che nei Paesi del Nord (Svezia e Norvegia), rispettivamente nel 2009 e nel 2017 è stato deciso di sostituire il termine “imene”, poiché ormai troppo correlato ad una specie di barriera della penetrazione, a favore di “corona/ghirlanda vaginale”.
Tutor: Fabiana Salucci
Tirocinante: Bianca De Astis
SITOGRAFIA
https://www.unamaiaperamica.it/consigli-per-le-donne/come-e-fatto-limene/
https://www.donnemagazine.it/imene-a-cosa-serve/?refresh_ce
https://www.ilpost.it/2018/11/09/false-credenze-imene/
https://www.youngzone-isc.it/2017/04/07/apparato-genitale-femminile/
https://www.instagram.com/p/CSUpGiDD-3S/