in Devianza e Parafilie, Sexlog

L’acronimo BDSM racchiude in sè il termine “masochismo”.

La “M”, infatti, sta per masochismo, inteso come esperienze sensoriali all’interno di una situazione erotica: intensi stimoli provocati da sensazioni di dolore, apprezzati positivamente.

Va ricordato che l’esperienza erotica del BDSM si differenzia per il tema del controllo dalle pratiche “sadomasochistiche” messe in atto dagli individui con Disturbi Parafilici e dai sex offender.

Nelle pratiche BDSM i giochi erotici estremi non solo sono tutti controllati e vissuti dai partner in un clima di sereno rispetto e consensualità, ma sono l’espressione consapevole di un’armonia che si discosta dalla semplicistica idea di provocare disagio sociale (Quattrini, 2015).

Il BDSM è quindi una modalità sessuale “estrema” che colora l’eros di un piacere da condividere tra i partner, sensazioni ed emozioni fondate sul gioco, il rispetto e la complicità. Tali pratiche, infatti, sono definite da regole fondate sul rispetto, sull’educazione, sull’equilibrio che allontanano gli individui da possibili pericoli, e creano quel clima erotico, intenso, di piacere e divertimento.

Come afferma Ayzad (2014, p. 38), “L’erotismo estremo è tutto questo e molto di più, e viene interpretato da ciascuno nella chiave più adatta alla propria personalità e alle proprie caratteristiche”.

Sempre l’esperto BDSM, sostiene che la cultura BDSM e le sue regole disinnescano in modo naturale gli eccessi che caratterizzano invece il sadomasochismo patologico. Quel che rimane sono quindi dinamiche anche molto intense, giochi anche forti ma privi di pericoli, violenze e abusi – purché si voglia fare lo sforzo di imparare a giocare come si deve.

É abbastanza frequente nella società contemporanea, credere che l’esperienza del piacere e quella del dolore siano espressioni opposte che non possono coesistere. Nel BDSM, invece, l’esperienza del dolore è centrale, sempre con rispetto e consensualità, rappresenta la massima espressione di piacere delle opportunità sensoriali. Le dinamiche di potere si svincolano dalle sovrastrutture di tipo morale, permettendo di attivare una modalità ludica all’insegna di un approccio intellettualmente onesto dell’esperienza umana (Quattrini, 2015).

La coppia che impiega pratiche sessuali estreme si permette il “lusso” di sperimentare sensazioni ed esperienze sensoriali “al limite” attenendosi alle regole del rispetto e della sicurezza.

Deve essere chiaro che durante tali pratiche BDSM, non ci sono individui violenti che sfogano imposizioni crudeli su partner impotenti e “suicidi”: lo scopo è quello di condividere un’esperienza dei sensi alternativa, divertendosi grazie ad una “sessualità atipica” (Quattrini, 2015).

Nei giochi tra persone mature, ci si dona reciproche emozioni. Il piacere di colui che domina, consiste nel provocare e guidare le sensazioni vissute dal “sub” (sottomesso), assaporandone le reazioni e le sensazioni piacevoli, anche dolorose, vissute da quest’ultimo. Il piacere del sottomesso, infatti è quello di donarsi, di offrirsi senza difese al suo “dom” (dominatore), di recepire con attenzione ciò che accade e di comunicare ogni sensazione provata sul momento. L’attenzione di ognuno è concentrata reciprocamente sulle sensazioni e sui vissuti dell’altro. Ed è proprio in questo fluire di emozioni e di esperienze sensoriali tra i partner che qualsiasi forma di “tortura” e di “umiliazione” diventa un viaggio appassionante nella sensualità (Quattrini, 2015).

Sono molteplici le pratiche sadomasochistiche tipiche della cultura BDSM che possono assumere diverse sfumature.

Caratteristiche di sensazioni “algolagniche”, modalità estreme di vivere la sessualità, sono osservabili in attività come il frustare o far cadere la cera bollente sul corpo. La pratica del dolore, quindi, viene contrapposta a quella di piacere: l’essenza percepita a livello dell’eros è associata all’esplorazione della sensorialità da parte dei partner.

Lo spanking (sculacciata), praticato anche nelle attività erotiche convenzionali, è vissuto dai partner come espressione di un’eccitante rappresentazione dominante/sottomessa (tipiche delle pratiche sadomasochistiche).

Il tipo più comune di spanking è quello praticato sulle natiche scoperte. Può essere eseguito dal dom usando le mani nude o specifici strumenti che ricordano la “punizione”. Oggetti di uso quotidiano vengono utilizzati come strumenti punitivi: righelli scolastici, cinture, spazzole per capelli, scarpe e giornali. La posizione in cui viene praticato lo spanking promuove una forte eccitazione nell’individuo dominante: la posizione classica è quella del sub adagiato sulle ginocchia del dom.

Altre posizioni possono essere ad esempio, il sub appoggiato alla spalliera di una sedia o di una poltrona; inclinato e obbligato ad afferrarsi le caviglie; umiliato con la faccia rivolta a terra ecc. (Quattrini, 2015).

In tale pratica è importante ricordare come la stimolazione delle aree corporee coinvolte nel sottomesso/a provoca sensazioni di dolore/piacere generate da una precisa risposta fisiologica. Quest’ultima viene attivata dai recettori del dolore a livello somatico, che, se stimolati ed attivati ripetutamente, permettono al cervello di rilasciare alti livelli di endorfine, utili a far sopportare meglio il dolore e a sublimarlo in piacere sessuale.

La successiva e più intensa stimolazione causata da colpetti ripetuti e costanti, costituisce un vero e proprio massaggio, che, come ricorda Ayzad (2014), può sciogliere tensioni e rigidità muscolari.

Nel BDSM, l’associazione di tale pratica con l’aspetto punitivo caratterizza lo spanking anche come forma di “correzione fisica” all’interno di una relazione dominante-sottomesso.

Le modalità verberatorie per infliggere dolore non si esauriscono con tale pratica: vi sono tanti altri modi per infierire sul corpo del partner sottomesso, come pure tante altre aree del corpo scelte per infliggere dolore.

A tal proposito alcune pratiche BDSM si basano sulla percussione diretta dell’area genitale del “sub”. Circa il genere maschile, il bull-busting consiste nello sferrare a livello dell’area scrotale e genitale colpi direttamente con le mani, i piedi, oppure con oggetti come frustini, palette di pelle morbida o più rigide.

Il trampling è una delle pratiche più amate dai cultori dello schiacciamento, o comunque delle sensazioni forti, dolorose, estreme.

Consiste nello schiacciamento dei genitali da parte della/del partner, a piedi nudi o calzando particolari tipi di scarpe; l’eccitazione è raggiunta dalla combinazione dei fattori dolore e umiliazione.

Il kinbaku, pur essendo una pratica associata più al bondage, quindi alla costrizione, si colora di un aspetto masochistico, in quanto la sovrapposizione di legature e i tipi particolari di nodi, creano sulla pelle della persona legata, segni tipici di questa pratica erotica estrema, che rappresenta una prova “inconfutabile”, sia visiva, sia “sentita” dal sub, del dolore.

Oltre alle pratiche qui riportate, ci sono varianti e sfumature che emergono nella coppia che pratica BDSM, che possono assumere una valenza unica e irripetibile per la coppia stessa, in cui entrambi i partner, dominante/sottomesso, vivono il piacere come espressione del “sentire”.

 

A cura della tirocinante IISS: Fabiola Soranno

Tutor: Davide Silvestri

BIBLIOGRAFIA:

Ayzad (2014), BDSM. Guida per esploratori dell’erotismo estremo, Alberto Castelvecchi Editore, Roma.

https://plugthefunin.blogspot.it/2016/05/bdsm-parla-lesperto-intervista-ad-ayzad.html

Quattrini F. (2015), Parafilie e devianza, Giunti Editore S.p.A.

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