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L’educazione sessuo-affettiva rappresenta un pilastro essenziale non solo per la promozione della salute individuale, ma anche per lo sviluppo globale delle competenze relazionali, emotive e sociali degli adolescenti. La sessualità, infatti, come ricordano World Health Organization (OMS) e i suoi standard europei, “non deve essere confusa con il solo comportamento sessuale”, ma comprende «pensieri, fantasie, desideri, convinzioni, atteggiamenti, valori, comportamenti, pratiche, ruoli e relazioni» che attraversano l’arco di vita di ciascun individuo.
In Italia, nonostante alcune linee guida e documenti ministeriali che riconoscono l’importanza dell’educazione sessuale (si veda il documento del Ministero della Salute “Piano nazionale di interventi contro HIV/AIDS” 2017) il percorso formativo è tuttora frammentato e non uniforme: nei fatti l’educazione sessuale viene frequentemente introdotta tardivamente nel percorso scolastico, è spesso facoltativa e con modalità differenziate da regione a regione.
Un recente studio condotto in Galles su circa 3.781 studenti di 15-16 anni ha evidenziato come alcune pratiche scolastiche specifiche (ad esempio: modalità di erogazione dell’educazione sessuo-relazionale da parte di operatori esterni piuttosto che esclusivamente da insegnanti, presenza di servizi di consulenza scolastica, distribuzione di preservativi) siano associate a migliori esiti di salute sessuale, in termini di età di primo rapporto, utilizzo del preservativo e maggiore probabilità di ritardare l’inizio dell’attività sessuale.
Nel contesto italiano, i dati delineano una realtà complessa: ad esempio, secondo il rapporto nazionale HBSC 2014, il 28 % dei maschi di 15 anni e il 21 % delle femmine della stessa età dichiarano di aver avuto un rapporto sessuale completo. Tra questi, oltre il 70 % dei maschi e circa il 66,5 % delle femmine riferiscono di aver utilizzato il preservativo, mentre l’interruzione del rapporto è stata indicata come metodo anticoncezionale da più del 50% delle ragazze. Tali numeri mostrano che, seppur vi sia un certo ricorso a modalità protettive, permangono aree di vulnerabilità e margini per rafforzare l’intervento educativo.
Il valore dell’educazione sessuo-affettiva va oltre la mera prevenzione di gravidanze indesiderate o infezioni sessualmente trasmesse: l’approccio olistico promosso dagli standard europei sottolinea che la sessualità è un elemento del potenziale umano che può contribuire al benessere, alla qualità delle relazioni e alla realizzazione personale, basandosi sulla conoscenza del consenso proprio e altrui. In questo senso, l’educazione sessuo-affettiva in Italia dovrebbe essere concepita non come un intervento «una tantum» ma come un percorso graduale, integrato, adeguato all’età, che accompagni bambine, bambini, adolescenti e giovani nel riconoscimento del proprio corpo, orientamento, identità, desideri, emozioni e nella capacità di instaurare relazioni rispettose e consapevoli.
Tuttavia, l’implementazione in Italia resta debole: le proposte legislative per rendere obbligatoria l’educazione sessuale sono state spesso respinte, e dove presenti, gli interventi sono raramente obbligatori e spesso previsti per la sola fascia 14-19 anni, con disomogeneità regionale. Per essere efficaci, tali programmi dovrebbero essere trattati come materia curriculare, gestiti da professionisti formati e svolti in modo multidisciplinare all’interno della scuola, in sinergia con la famiglia e con i servizi sanitari.
Anche in termini di salute pubblica, questo ambito merita attenzione: investire nell’educazione sessuo-affettiva significa ridurre comportamenti a rischio, promuovere l’uso corretto dei metodi protettivi, favorire l’espressione sana della sessualità e delle relazioni affettive, contrastare fenomeni come il bullismo, il cyberbullismo e l’omofobia che sono spesso correlati a scarsa educazione all’affettività e alla sessualità. Per l’Italia e più in generale, l’educazione sessuo-affettiva non può essere un optional: va considerata parte integrante dell’educazione al benessere e alla cittadinanza, con programmi strutturati, continui nel tempo, adattati all’età, inclusivi e allineati alle evidenze internazionali. Solo così potremo garantire ai giovani gli strumenti per vivere la propria sessualità e affettività in modo sicuro, consapevole e gratificante.

Tirocinante: Giulio Diego Azzarri

Tutor: Maurizio Leuzzi

Bibliografia

Ministero della Salute. (2017). Piano Nazionale di Interventi contro HIV e AIDS. Roma: Ministero della Salute. Recuperato da http://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_2_1.jsp?lingua=italiano&id=2655

State of Mind. (2018, ottobre 26). Educazione sessuale negli adolescenti: importanza, benefici e prospettive di intervento. State of Mind – Il Giornale delle Scienze Psicologiche. Recuperato da https://www.stateofmind.it/2018/10/educazione-sessuale-adolescenti/

Young, H., Turney, C., White, J., & Fairbrother, H. (2018). Patterns of sexual health education and their associations with sexual behaviour and health outcomes in adolescents: Findings from the 2015 School Health Research Network/Health Behaviour in School-aged Children survey. The European Journal of Public Health, 28(6), 1036–1042. https://doi.org/10.1093/eurpub/ckx203

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