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“Comizi d’amore” non segue una trama tradizionale poiché è un documentario che si basa su interviste reali condotte da Pier Paolo Pasolini. Tuttavia, il film può essere descritto come una serie di colloqui che esplorano le opinioni e le idee della popolazione italiana su questioni legate alla sessualità e alle relazioni amorose.

Pasolini intervista persone di diverse età, estrazioni sociali e ambienti culturali in diverse città italiane. Durante queste conversazioni, vengono affrontati argomenti come il matrimonio, il divorzio, la contraccezione, l’omosessualità, la moralità sessuale e altri aspetti legati all’amore e alla vita familiare. Il regista si impegna a creare un dialogo aperto e franco con i suoi interlocutori, incoraggiandoli a esprimere liberamente le proprie opinioni e credenze. Attraverso questa serie di “comizi” o discorsi, Pasolini cerca di catturare la complessità delle opinioni e dei sentimenti della società italiana degli anni ’60, mettendo in luce le tensioni e le contraddizioni presenti nel contesto culturale dell’epoca. Il film è caratterizzato dalla varietà di voci e prospettive presentate, offrendo uno sguardo approfondito e critico sulla mentalità e sulle norme sociali di quel periodo.

Tra i vari temi toccati da Pasolini in queste interviste si può trovare il concetto di stereotipo di genere: si tratta di una percezione di natura pubblica delle differenze sessuali nei tratti di personalità e nei comportamenti (Lueptow et al; 2001) oppure come percezione della realtà condivisa da un intero gruppo sociale che ha per oggetto singole persone o gruppi sociali. Molte ricerche sui tratti che differenziano le personalità di donne e uomini (Bem 1974; Spence e Helmreich 1978) evidenziano una marcata uniformità tra gli attributi associati sia dagli uomini sia dalle donne. Per lo stereotipo maschile risultano gli aggettivi dominante, aggressivo, competitivo; per lo stereotipo femminile, affettuosa, remissiva, emotiva, gentile (Bem, 1974).

Lo studio di Altermatt e Shelton (2004) ha posto in relazione gli stereotipi di genere con gli atteggiamenti positivi e negativi verso le donne o gli uomini: nel medesimo stereotipo dell’agency maschile l’antecedente è sia della cavalleria, di atteggiamenti benevoli verso le donne, sia di atteggiamenti negativi e discriminatori; se alla donna si attribuiscono ridotta proattività, ci si sente in dovere di proteggerla.

Analogamente molteplici sono i casi di comportamenti discriminatori nei confronti delle donne o degli uomini sulla base degli stereotipi di genere: tra i più frequenti quelli lavorativi per cui le donne non vengono ritenute idonee a svolgere determinate professioni (Rose 1981). Allo stesso modo, a causa delle presunte esigenze di conciliazione con la famiglia si verificano spesso casi di discriminazione rispetto alle opportunità di crescita professionale (Di Pietro et al, 2000; Saraceno 2003). Gli stereotipi di genere non determinano tuttavia comportamenti penalizzanti solo da parte di altri.

Le stesse donne e gli stessi uomini sembrano auto-limitarsi in seguito all’influenza degli stereotipi: è il fenomeno dello “Stereotype Threat” (Steele e Aronson 1995) ovvero la minaccia associata allo stereotipo, per cui una persona, appartenente a un gruppo stereotipato e alla quale tale stereotipo viene attribuito, porterà una performance inferiore rispetto a quella in una condizione di controllo.

Ulteriore tematica presente nella pellicola è quella del minority stress, ovvero il conflitto sperimentato dalle persone appartenenti a una minoranza e il loro ambiente sociale. Questo conflitto è causato dallo scontro tra i valori della minoranza e quelli invece dominanti nella società a cui essi appartengono (Meyer, 1995). Meyer (1995) spiegò questo concetto sostenendo che le minoranze sessuali sono soggette al minority stress in tre modi: il primo è mediante eventi di vita esterni come la discriminazione, mentre gli altri due sono stressors prossimali, che consistono nell’eccessiva vigilanza nell’anticipare i fattori esterni e nell’internalizzazione delle credenze negative esterne. Questi elementi rappresentano fattori di rischio che aumentano la probabilità dell’insorgenza di disturbi psicopatologici.

Infine, tra i vari temi riscontrabili vi è quello della omosessualità e cosa gli intervistati pensano in merito ad essa. L’omosessualità è un orientamento sessuale che comporta l’attrazione emozionale, romantica e/o sessuale verso individui dello stesso sesso. Freud espone per la prima volta le sue teorie sulla sessualità nel 1905 nei “Tre saggi sulle teorie sessuali”, definendo, tra l’altro, le aberrazioni (o perversioni) sessuali, tra cui include l’omosessualità, da lui definita “inversione” (proprio come vengono denominati nella pellicola).

Circa la natura dell’inversione, Freud ne evidenzia il carattere innato, in particolare riguardo l’inversione “assoluta”, in cui l’oggetto può essere solo omosessuale. Tale concetto freudiano venne ripreso dal pensiero psicoanalitico statunitense degli anni ’50 e ’60, il quale, in un contesto sociale prevalentemente omofobico, sosteneva la naturale eterosessualità dell’uomo, ritenendo l’omosessualità una sorta di ritiro patologico, difensivo e fobico dalle paure di castrazione (Mitchell, Black, 1995). I disturbi evolutivi precoci che conducono all’omosessualità, inoltre, sono anche all’origine dei gravi disturbi della personalità di cui tutti gli omosessuali si ritiene che soffrano.

BIBLIOGRAFIA
-Altermatt, T. W. e Shelton, J. (2004), “The mediating role of agency in positive and negative gender stereotypes”, Poster presented at the 2004 Annual Meeting of the Midwestern Psychological Association, Chicago, IL.

-Bem, S.L. (1974), “The Measurement of Psychological Androgyny”, in: Journal of Consulting and Clinical Psychology, 42, pp. 155-162.

-Di Pietro, P., Piccardo, C. e Simeone, F. (2000), Oltre la parità. Lo sviluppo delle donne nelle imprese: approcci ed esperienze, Milano: Guerini e Associati.

-Freud, S. (1905). Three Essays on the Theory of Sexuality. In J. Strachy, & A. Freud (Eds.), The Standard Edition of the Complete Psychological Works of Sigmund Freud, Volume VII (1901-1905): A Case of Hysteria, Three Essays on Sexuality and Other Works (pp. 123-246). London: Hogarth Press.

-Lueptow, L.B., Garovich-Szabo, L. e Lueptow, M.B. (2001), “Social change and the persistence of sex typing: 1974-1997”, in: Social forces, LXXX, 1, pp. 1-35.

-Meyer, I. H. (1995). Minority stress and mental health in gay men. Journal of Health and Social Behavior, 36(1), 38–56.

-Rose, H. (1981), “Dominio ed esclusione: le donne e la scienza”, in: Nuova DWF, Per legge di natura: donne e scienza, 17, pp. 9-28.

-Saraceno, C. (2003), “La conciliazione di responsabilità familiari e attività lavorative in Italia: paradossi ed equilibri imperfetti”, in: Polis, XVII, 2, pp. 199-228.

-Spence, J. T., & Helmreich, R. L. (1978). Masculinity and femininity: Their psychological dimensions, correlates, and antecedents. Austin, TX: University of Texas Press.

-Steele, C. M. e Aronson, J. (1995), “Stereotype threat and the intellectual test performance of AfricanAmericans”, in: Journal of Personality and Social Psychology, 69, pp. 797-811.

SITOGRAFIA

https://www.comingsoon.it/film/comizi-d-amore

Centro studi omosessualità

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