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Anatomia della risposta sessuale femminile

Nel tempo gli esperti in sessuologia, attraverso l’esperienza scientifico-clinica, hanno evidenziato quanto l’ignoranza dell’individuo, rispetto alle semplici informazioni anatomo-fisiologiche delle zone genitali (maschili e femminili), possa influire “drasticamente” con la sana espressione della sessualità. Spesso, alla base di alcuni disagi sessuologici, viene riconosciuto un “ignorare”, un non conoscere come siamo fatti.
Le cause di tale ignoranza possono essere ritrovate nella difficoltà a comprendere la sfera intimo-sessuale come “sana parte di sé”, evitando paure, luoghi comuni, quindi lo spettro di un inevitabile tabù.

Nella donna, ancor più che nell’uomo, può essere facile cadere in una simile trappola, in quanto anatomicamente buona parte dei genitali è nascosta. In effetti, esternamente sono visibili solo le grandi labbra che, insieme al monte di Venere, vengono ricoperte di peli pubici, secondo una distribuzione tipicamente femminile a triangolo rovesciato. Nell’uomo, invece, la peluria si distribuisce a forma di rombo con un vertice che prosegue fino all’ombelico.

L’apertura vaginale è circondata dalle piccole labbra, molto più sottili delle grandi labbra. All’apice convergono verso il clitoride, piccolo organo sensoriale anatomicamente simile al pene dell’uomo.
Questo è un organo molto sensibile e con tessuti “erettili”, individuabili in fase di eccitazione.

In una donna vergine l’apertura vaginale è “velata” da una sottile membrana: l’imene. È utile ricordare che le dimensioni, l’elasticità e lo spessore di tale membrana sono variabili da donna a donna. Questo può spiegare l’eventuale assenza di perdita di sangue durante il primo rapporto sessuale, ancor oggi oggetto di malcontenti relazionali. La verginità nelle donne è particolarmente legata alla fisiologia, quindi all’eventuale rottura dell’imene, ma il ruolo sociale, culturale e personale, spesse volte, invade totalmente le caratteristiche sopra descritte, sviluppando immagini ed immaginari socio-culturali che, poco hanno a che fare con la conoscenza del sé anatomico e molto con quella più grande di quello psicologico (possibili tabù).

La vagina, nello stato di non eccitamento, è lunga 10-11 cm ed ha una normale curvatura all’indietro. Le sue pareti sono riccamente irrorate di sangue arterioso. All’estremità interna si congiunge con l’utero: struttura a forma di pera rovesciata dove nella parte inferiore presenta la cevirce o collo dell’utero. Proseguendo in alto entra in contatto con le tube di Falloppio, i due canali che permettono il trasporto dell’ovulo prodotto dalle ovaie sottostanti.

Ricordando che le fasi della risposta sessuale nell’uomo e nella donna sono:

  1. desiderio
  2. eccitazione
  3. orgasmo
  4. risoluzione

Osserviamo cosa accade di specifico nel sesso femminile prima di raggiungere l’apice del piacere. Desiderare, attraverso l’immaginario erotico, o comunque l’espressione di un “bisogno” legato all’“appetito sessuale”, procura una fonte di estrema eccitabilità. È in questa seconda fase che le zone anatomiche sopra descritte iniziano un “movimento” singolare e perfetto che, sottolinea ed enfatizza l’espressione del piacere. La vagina come le grandi e le piccole labbra, irrorandosi di sangue, entrano in una fase di vasocongestione locale. Il clitoride procede ad una erezione sporgendosi all’esterno durante tutta la fase detta di plateau (fase prolungata che precede l’orgasmo), anche le piccole labbra oltre ad evidenziare un graduale arrossamento si estroflettono. L’utero diventa più gonfio e aumentando di dimensione si solleva dando la possibilità (virtuale) al canale vaginale di allungarsi .

Durante la fase di eccitamento inizia ad apparire internamente alla vagina un fluido lubrificante che si definisce “trasudato vaginale”. Questo liquido sembra rendere l’ambiente vaginale più favorevole allo sperma e alla sua sopravvivenza. In associazione al trasudato vaginale viene secreto anche del muco da parte di ghiandole specifiche (ghiandole del Bartolino) che, creando l’habitat naturale, permettono una facilitazione della penetrazione. La lubrificazione vaginale non è il prodotto dell’orgasmo nella donna, bensì è una chiara espressione fisiologica di una fase specifica della risposta sessuale: l’eccitazione.

E l’orgasmo? Al termine della fase di plateau e ricordando i cambiamenti appena descritti, si viene a formare in prossimità di quello che tecnicamente viene definito il terzo esterno della vagina, (se si divide il canale vaginale in tre parti, questa zona corrisponde alla prima porzione del canale), una “platform orgasmica”, ovvero una zona che stirandosi e tendendosi, comincia, per merito di alcune fasce muscolari, un processo di contrazioni involontarie. L’orgasmo? Esattamente! Il piacere procurato da questi spasmi involontari (il tempo misurato in laboratorio ha rilevato una durata totale di 20 secondi con contrazioni da 5 a 8 una ogni 0.8 secondi) corrisponde al picco massimo, quindi all’orgasmo.

Anche altre zone del corpo sono coinvolte in questa fase di estremo piacere. Vi sono i ritmi cardiaci e la respirazione che aumentano; un ulteriore spasmo involontario dei piedi (spasmo carpopedalico) e quello che definiamo perdita di conoscenza (obnubilamento della coscienza ), ma ogni donna, a prescindere dalle risposte fisiologiche, vive e sente il personale “stato orgasmico”.

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