Ambientato durante le ultime fasi della Prima Guerra Mondiale, Pearl di Ti West ci porta nella mente tormentata di una giovane donna intrappolata in una vita monotona e opprimente. Pearl (Mia Goth), figlia di immigrati tedeschi, vive in Texas con i genitori: un padre malato e incapace di prendersi cura di sé stesso (Matthew Sunderland) e una madre austera e autoritaria (Tandi Wright), che le impone rigide regole e il peso delle responsabilità familiari.
Il marito di Pearl, Howard, è lontano, impegnato a combattere nelle trincee europee. Rimasta sola nella fattoria di famiglia, Pearl sogna una vita diversa, fatta di riflettori e applausi, lontana dall’isolamento rurale. La sua ambizione è quella di diventare una celebre ballerina e conquistare il mondo dello spettacolo, ma la realtà circostante soffoca continuamente le sue aspirazioni.
La protagonista passa il tempo a fantasticare davanti allo specchio, indossando gli abiti della madre e immaginandosi sul palcoscenico. I suoi unici spettatori, per ora, sono gli animali della fattoria, tra cui la mucca Charlie e l’alligatore Theda – battezzato così in onore di Theda Bara, la prima vamp del cinema muto. Questo contrasto tra fantasia e realtà è il cuore pulsante del film e riflette la lotta interiore di Pearl, che anela disperatamente a evadere dalla sua gabbia fisica ed emotiva.
Fin dall’inizio, Pearl delinea il senso di soffocamento che domina la vita della protagonista. Le rigide regole imposte dalla madre, il duro lavoro quotidiano nella fattoria e la solitudine cronica alimentano la sua frustrazione e instabilità mentale. Pearl non è solo isolata dalla società, ma anche dai propri sogni, intrappolata in un’esistenza che detesta. Questo senso di alienazione la conduce lentamente, ma inesorabilmente, verso il baratro della follia.
Il rapporto tra Pearl e sua madre è particolarmente significativo. Ruth, la madre, è una figura autoritaria che cerca di proteggere Pearl dalle delusioni della vita, forse anche proiettando su di lei i propri fallimenti. Ruth comprende le difficoltà del mondo esterno e vuole preservare la figlia da ulteriori sofferenze, ma il suo approccio severo finisce per schiacciare ulteriormente Pearl, aumentando il suo senso di frustrazione.
Pearl è disposta a tutto pur di realizzare i propri desideri, anche a compiere azioni estreme. Il film esplora il graduale deterioramento della sua sanità mentale, offrendo un ritratto inquietante e al tempo stesso commovente di una mente che si sgretola sotto il peso della solitudine, del rifiuto e delle tensioni familiari.
Un momento centrale del film è l’audizione per entrare in una compagnia di ballo, un’opportunità suggerita dalla cognata Mitsy (Emma Jenkins-Purro). Pearl dà tutta sé stessa durante la prova, immaginandola come una battaglia per la propria sopravvivenza. Tuttavia, il rifiuto arriva per ragioni che sfuggono al suo controllo: i giudici cercano una figura bionda, con occhi azzurri, dall’aspetto più americano. Questo scarto spinge Pearl a una spirale di autodistruzione e violenza che culmina in un monologo finale intenso e devastante, seguito da un pianto disperato e agghiacciante.
Tra i temi centrali del film c’è anche la repressione sessuale. Pearl vive un conflitto interiore profondo: da una parte desidera essere desiderata e ammirata, dall’altra reprime i propri impulsi, oscillando tra fascinazione e disgusto. Questo aspetto emerge in modo simbolico nella scena con lo spaventapasseri, un momento disturbante che riflette il suo bisogno di evasione e il suo rapporto distorto con la realtà (e che, forse, suggerisce che la protagonista sia in realtà sull’orlo di una psicosi). L’incontro con il proiezionista Johnny offre una breve parentesi di speranza. Johnny lusinga Pearl e ascolta i suoi sogni, alimentando le sue illusioni. Ma anche questa relazione è destinata a infrangersi, mostrando ancora una volta la crudele distanza tra le aspirazioni di Pearl e la realtà.
Pearl è un horror psicologico che esplora temi universali come l’ambizione frustrata, il senso di isolamento e la repressione. Grazie a una performance straordinaria di Mia Goth, il film dipinge un ritratto complesso e inquietante di una donna intrappolata nei suoi desideri e nei suoi demoni interiori. La regia di Ti West crea un equilibrio perfetto tra la bellezza visiva e l’orrore psicologico, rendendo Pearl un’opera affascinante e disturbante, capace di lasciare il segno nello spettatore.
a cura di Ilaria Peroni
Sitografia
Tutor: Caty Barone
Tirocinante: Ilaria Peroni