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Recensione a cura della tirocinante Giorgia Affuso

 

Il film Secretary (2002), diretto da Steven Shainberg, offre un’interessante esplorazione delle dinamiche psicologiche e sessuali all’interno di una relazione BDSM tra il personaggio di Lee Holloway (interpretato da Maggie Gyllenhaal) e il suo capo, l’avvocato E. Edward Grey (interpretato da James Spader). Oltre a narrare una storia d’amore fuori dagli schemi tradizionali, il film affronta temi di autostima e accettazione di sé, mostrando come una relazione BDSM, se basata sul consenso e sulla comunicazione, possa diventare un percorso di crescita e scoperta personale per entrambi i partner.

Attraverso la dinamica di dominazione e sottomissione, Lee ed Edward intraprendono un viaggio di esplorazione interiore che rispecchia il potenziale terapeutico del BDSM. Questo aspetto è stato approfondito da Danielle Lindemann che, nel suo articolo “BDSM as Therapy?” (2011), indaga come alcune dominatrici professioniste – o pro-dommes – considerino il proprio lavoro non solo un servizio erotico, ma una forma di supporto psicologico per i loro clienti, offrendo un’interpretazione alternativa di pratiche spesso stigmatizzate come il BDSM (Bondage, Disciplina, Sadismo, Masochismo). Attraverso le interviste a 66 pro-dommes, Lindemann mette in luce come queste professioniste interpretino la propria attività come un mezzo per aiutare i clienti a esprimere desideri repressi, affrontare traumi passati, espiare colpe e rigenerarsi attraverso l’umiliazione.

Il film Secretary esprime con sensibilità le potenzialità terapeutiche del BDSM, mostrando come Lee trasformi la sua relazione con Edward in un percorso di guarigione e riscoperta personale. All’inizio della storia, Lee appare come una giovane donna fragile e insicura, che trova sollievo nell’autolesionismo per gestire il proprio dolore emotivo. L’incontro con Edward e l’inizio della loro relazione, caratterizzata da una dinamica consensuale di dominazione e sottomissione, segnano per Lee l’inizio di un percorso attraverso cui esplorare e accettare le proprie vulnerabilità in un contesto protetto, basato sul rispetto dei confini e del consenso.

Nel corso del film, il personaggio di Edward utilizza la disciplina come mezzo non solo per stabilire un controllo, ma per aiutare Lee a confrontarsi con le proprie insicurezze, guidandola verso una maggiore accettazione di sé. La scena in cui Edward interviene per fermare gli impulsi autolesionistici di Lee, impedendole di farsi del male per la prima volta, rappresenta un momento cruciale di questo percorso di crescita. A partire da quel momento, Lee inizia a reindirizzare le proprie energie in una direzione positiva e a trovare una nuova serenità. La disciplina imposta da Edward si rivela per lei una forma di sostegno e di guida, consentendole di abbandonare gradualmente il proprio passato autodistruttivo per costruire una vita emotivamente più sana.

La relazione tra Lee e Edward va quindi intesa come un processo terapeutico bilaterale, in cui entrambi trovano una forma di guarigione psicologica. Se per Lee il BDSM rappresenta un’alternativa sana all’autolesionismo, per Edward rappresenta un modo per liberarsi dalle proprie insicurezze e paure.

Una differenza rispetto alla realtà descritta da Lindemann emerge nel modo in cui il film romanticizza e semplifica l’esperienza terapeutica del BDSM. Mentre Lindemann sottolinea i rischi e le complessità di una relazione di dominazione e sottomissione, la narrativa di Secretary tende a risolvere i conflitti emotivi dei personaggi in modo più lineare e immediato, senza esplorare fino in fondo le sfide e le implicazioni psicologiche che potrebbero emergere nel mondo reale. La ricerca di Lindemann suggerisce che molte persone nel BDSM trovano sollievo nel creare una forma di terapia auto-gestita, sebbene non priva di possibili effetti collaterali; il film, invece, tende a trascurare questi aspetti più realistici.

In conclusione, Secretary è un film che riesce a trasformare il BDSM da tabù sociale a mezzo di introspezione e guarigione personale. La rappresentazione della relazione tra Lee ed Edward solleva importanti riflessioni sul potenziale terapeutico di queste pratiche e conferma come, in un contesto di rispetto e consenso, il BDSM possa effettivamente contribuire a un percorso di crescita personale. La visione di Lindemann supporta questa rappresentazione, interpretando il BDSM come un mezzo per ottenere un controllo psicologico sui traumi, enfatizzando l’importanza della connessione emotiva e della consapevolezza che queste pratiche possono generare nei partecipanti. Secretary, quindi, non è solo una storia d’amore fuori dal comune, ma un’affermazione della possibilità di trovare equilibrio e guarigione in modi non convenzionali.

 

Bibliografia
Lindemann, D. (2011). BDSM as therapy? Sexualities, 14(2), 151-172.

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