Un interesse “hot” per il cibo: la Sitofilia

Nel connubio fra cibo ed erotismo, cromatica e sensualità trovano testimonianza diretta nella sitofilia o <<erotic foodplay>>,[1] forma stravagante di feticismo nella quale l’eccitazione sessuale viene raggiunta mangiando dal corpo di un’altra persona oppure usando il cibo come stimolo libidinoso, in cui la variabile percettiva legata al senso della vista si unisce agli altri sensi e alle dinamiche cinestesiche elicitate nell’organismo. L’oggetto “feticcio” è rappresentato dal cibo che viene spalmato sul corpo del feticista (forma passiva) oppure su quello del partner (forma attiva). Se consideriamo insito da sempre nella natura umana che sesso e cibo <<vanno a letto insieme>> (Egle, 2016), nell’immaginario collettivo questa diade è permeata da una carica erotica che, secondo una prospettiva psicodinamica, si origina dall’attaccamento alla figura materna (che esordisce nel bambino nei primi anni di vita) e viene giustificata organicamente nella funzione vitale di nutrizione a cui assolve la figura del caregiver. Da questa prospettiva, il cibo assurge ad una funzione di nutrimento fisico per il corpo mentre il sesso, in quanto energia vitale e di collegamento con la Terra, deve considerarsi come nutrimento energetico (Rio,2015).

Svariate pratiche invalse nella società moderna, quali mangiare dolci (cioccolata o panna) dal corpo del partner rientrano notoriamente in una forma di trasgressione non deviante che, secondo un continuum spazio-temporale codificato già nella mitologia greco-romana, è stato tramandato culturalmente nella società attuale creando un vero e proprio culto del benessere e del corpo (Gadoni & Musso, 2005). In Oriente, e più precisamente in Giappone, è ancora presente una forma più esotica e trasgressiva chiamata <<nyotaimori>>[2], traducibile in italiano come il <<servire cibi sul corpo femminile>>, che indica la pratica di mangiare sashimi o sushi dal corpo di una donna nuda (Heiter, 2007). Una pratica analoga consiste nel bere degli alcolici versandoli su zone erogene quali l’ombelico o il seno (il cosiddetto Boobluge Challenge). Talvolta il cibo può anche essere usato direttamente per provocare lo stimolo sessuale, la cui forma ricorda quella del fallo maschile (pannocchie di mais, zucche, banane, salsicce) possono quindi essere usati come sex-toys per comportamenti auto-penetrativi o, quando forati, come cavità per la penetrazione (nelle scene BDSM è possibile vedere il “Luke Warm Spaghetti” e il “meatballs”, in cui il pene maschile viene condito di cibo – Love, 1984).

Un’ulteriore variante bizzarra della sitofilia è, in particolare, il <<wet and messy fetish>> (WAM), conosciuto anche come <<sploshing party>> o <<messy fun>>, dove il cibo (food) viene addirittura tirato addosso alle persone al fine di recuperare un rapporto divertente e spensierato con le pietanze (Gates, 2000), in cui il focus eccitatorio è centrato sullo sporcarsi (Quattrini, 2015). Storicamente, il rapporto corporale col cibo è qualcosa che di solito si prova nello stadio infantile fino a quando l’uso canonico delle posate non impone una sorta di galateo, inibendo di toccare il cibo con le mani e vincolando in modo esclusivo al rapporto bocca-cibo il sapore e il gusto di tutto ciò che è commestibile per l’uomo. Tale stravaganza erotica qui riproposta è indice di una forma infantile di uso (e consumo) del cibo che viene tirato, spalmato, appiccicato, pressato sul proprio corpo o su quello altrui, includendo anche i <<paint and other stuff play>> (giochi con coloranti per dipingere e altre cose) e <<pieman>> (giochi con le torte e le creme, associate ad alcune parti del corpo, preferibilmente i genitali). A tali feste la consuetudine è di partecipare vestiti per poi ritrovarsi, dopo che il lancio ha inizio, sporchi e sudici di sapori e odori insieme a un partner prescelto. Questo è l’input per dare il via ad una forma lasciva di erotismo in cui le gestualità dell’assaggiare, del leccare o appoggiare le labbra permettono di monitorare e perlustrare la superficie inesplorata del partner, senza inibizioni di sorta. Il mix generato dal melting-pot di cibo e la successiva degustazione è l’apice dell’istintività e ferinità dell’essere umano, “sentendo” a livello tattile la frizione sull’epidermide degli ingredienti stessi, il cui epilogo non è necessariamente una copulazione fra i soggetti partecipanti.

Tale particolare forma di parafilia solitamente viene vissuta in ego-sintonia; qualora però provochi un forte disagio nella vita del soggetto allora in quel caso si parlerà di un vero e proprio Disturbo Feticistico. Nel caso in cui si renda necessario un trattamento terapeutico, le possibili soluzioni sono la psicoterapia e il ricondizionamento orgasmico al fine di eliminare il vincolo della presenza del feticcio per raggiungere l’eccitazione. Parafrasando Brillat-Savarin, potremmo dire che la scoperta di un piatto nuovo è più preziosa per il genere umano che la scoperta di una nuova stella. Lo stesso accade nel mondo della sessualità.

 

Tutor: Fabiana Salucci

Tirocinante: Andrea Carbone

 

Bibliografia

Egle (2016) Sesso e Cibo vanno a letto insieme – Edizioni Egle.

Gadoni, O., Musso, A. (2005) Lo psicologo nel cassetto – Editore Demetra.

Heiter, C. (2007) The Sushi Book – Things Asian Press – p. 123.

Kimmel, M., Milrod, C., Kennedy, A. (2014) Cultural Encyclopedia of the Penis – Rowman & Littlefield Pub Inc. – p.77.

Love, B. (1992) The encyclopedia of unusual sex practices – 1992 Barricade Books.

Quattrini, F. (2015) Parafilie e Devianza – Psicologia e Psicopatologia del Comportamento Sessuale Atipico – Giunti Editore S.p.A. – p. 138-139.

Rio, R. (2015) Sesso sacro: La via del corpo – Edizioni Arkeios – Roma.

 

Sitografia

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/boobluge-challange-nuova-tendenza-bere-alcol-seno-delle-1276428.html

http://www.rightdiagnosis.com/s/sitophilia/intro.htm

Sploshing: gioco sessuale o parafilia?

 

[1] Nelle parafilie, la sitofilia è inquadrabile nei comportamenti sessualmente atipici.

[2] Conosciuto anche col nome body sushi, naled sushi o wakamezake.

 

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