B è un uomo sulla trentina che pratica BDSM da diversi anni, si definisce un amante della negazione dell’orgasmo in Italia, paese in cui tale pratica risulta poco diffusa e ricercata, “della quale molte persone hanno quasi paura per possibili problemi di salute”, dice.
Le tecniche di controllo e negazione dell’orgasmo sono etichette riconosciute nell’ambito BDSM (acronimo di Bondage & Disciplina, Dominazione & Sottomissione, Sadismo & Masochismo), ma non costituiscono strettamente pratiche ognuna a sé stante, bensì si potrebbe meglio concettualizzarle come modalità che possono essere messe in atto in maniera consecutiva anche all’interno dello stesso atto.
Raggruppando le informazioni ottenute da B., c’è stato modo di averne una panoramica generale, implementata dalle fonti citate in bibliografia.
▪ L’Edging chiamato anche orgasmo esteso o controllato, consiste nel prolungare il piacere e l’eccitazione sessuale senza raggiungere l’orgasmo o ritardarlo il più possibile. Il termine deriva dall’inglese edge: bordo, limitare.
In solitario arrivare sull’orlo e fermarsi richiede enorme controllo: è possibile introdurre ‘minacce’ consistenti al fine di mantenerlo, anche da soli: ad esempio ci si può mettere autonomamente in castità secondo un’ottica auto-punitiva.
L’edging può essere praticato secondo varie tempistiche. Non è detto che si arrivi a far passare completamente l’urgenza di venire o l’edge stesso, anzi possono essere applicate anche pause molto brevi che possono arrivare all’edge holding, che è il mantenersi sull’orlo dell’orgasmo per un determinato periodo di tempo. In questi casi, persino più che negli altri, è necessaria la profonda conoscenza dei segnali che il sub manda e conoscere i suoi limiti fisici – sebbene sia suo dovere avvisare per tempo.
▪ Teasing & Denial, spesso abbreviato in T&D, è la forma più comune di negazione dell’orgasmo, che consiste nella stimolazione genitale senza tuttavia arrivare all’apice del piacere, che viene totalmente negato.
Può seguire una giocata multi-edge (nella quale si sono verificati più episodi di edging o l’edge holding) che termina senza che l’orgasmo sia permesso. Sta al Dom prendere provvedimenti perché l’orgasmo non si verifichi, compresa la cintura di castità.
▪ Il Ruined Orgasm si presenta come un orgasmo di minore intensità.
Può presentarsi superando l’edge e togliendo qualsiasi tipo di stimolazione, oppure arrivando all’edge, eliminando qualunque tipo di stimolazione fisica e iniziarne una a forte componente psicologica, che porta ad un piacere superiore e dunque all’orgasmo ma, appunto, rovinato. Si tratta prettamente di frustrazione fisica: l’orgasmo è fisiologicamente esaudito ma psicologicamente si è ancora eccitati.
Prima di tutto, perché si attuano queste pratiche?
Tutto nasce dalla necessità di essere controllati, sottomessi e umiliati. Stare in una posizione inferiore significa che il Dominante (Dom da qui in poi, ndA) deve avere un controllo totale sul corpo, oltre che sulla mente, del sub (submissive, colui o colei che nel rapporto BDSM è nella posizione di sottomesso). Controllo che si ripercuote anche nella funzione sessuale. Dato che l’orgasmo è un momento liberatorio – e abbassa la libido a causa del periodo refrattario, almeno negli uomini – il Dom ha tutto il diritto di prendere le redini di questo aspetto. Lo schiavo (slave, un altro termine per indicare il sub) soffre, ma allo stesso tempo ne è felice, poiché il suo corpo non gli appartiene più: appartiene al Dom. Naturalmente in ciò esiste un aspetto masochista, ma non è sempre il dolore a farla da padrona: può trattarsi anche di anteporre il piacere della persona dominante al proprio.
Parliamo delle cinture di castità.
Per quanto riguarda le donne, applicare una cintura di castità che debba rimanere per giorni è molto complesso, se non impossibile. Non ho mai incontrato né saputo di una coppia in cui la sub tenesse una cintura per più giorni consecutivamente.
Le cinture di castità per gli uomini invece sono più gestibili; la più utilizzata al mondo è la CB-6000, che consiste di tre pezzi ad incastro, con due perni di guida che tengono insieme i pezzi superiori. La parte della gabbia ha un’apertura inferiore che consente l’uso degli orinatoi, le scanalature inoltre permettono l’asciugatura e il design consente un’adeguata cura igienica. Viene chiusa con un lucchetto, a volte numerato.
E naturalmente la combinazione è conosciuta solo dal Dom…
In realtà il keyholder (il detentore della chiave, letteralmente) non è necessariamente una figura dominante, può essere anche un partner di gioco più o meno coinvolto che potrebbe avere anche solo ed esclusivamente il compito di tenere la chiave. Anche se sì, spesso si tratta della Dom.
La scomodità della cintura è parte della pratica?
No, la cintura giusta è quella che dimentichi di avere indosso: non deve compromettere i compiti quotidiani; la messa in atto di accorgimenti è inevitabile, ma portarla non deve proibire nulla a parte ciò per cui è designata.
È giusto invece che faccia male durante un’erezione, perché è qui la differenza tra il semplice promettere di non masturbarsi e il portare una cintura di castità. Rispetto alla promessa, ci sono due differenze fondamentali: la prima è l’impossibilità ad eccitarsi senza permesso del Dom; questo preclude anche la pornografia, ad esempio, perché l’erezione è dolorosa. La seconda differenza è che la cintura di castità è anche un modo per far sentire perennemente la presenza dominante anche fuori dall’incontro. È un piacere così detto “hidden public” (nascosto in pubblico), aiuta ad esempio moltissimo quei tipi di sub che hanno bisogno di sentire la presenza della Dom, che magari ha la sua vita e i suoi impegni – come li ha anche il sub – e non è possibile vedersi tutti i giorni. Non sempre tra una Dom e un sub vi è una relazione univoca, né da una parte né dall’altra, ma con la cintura di castità naturalmente non è possibile avere rapporti, orgasmi o anche solo erezioni fuori dal permesso della Dom. Anche l’eccitazione non appartiene al sub ma alla Dom. Non hai nemmeno il diritto di avere delle sensazioni a livello genitale.
Ma questo non significa che tu non possa avere sensazioni sessuali di alcun tipo, giusto?
Esatto. All’interno delle pratiche di femminilizzazione la cintura può impedire qualsiasi contatto sessuale col pene, ma non qualsiasi contatto sessuale in generale, ad esempio quello anale attraverso la penetrazione.
Qualora avvenisse un orgasmo prostatico (che non necessita di erezione), o si volesse farlo raggiungere, e in seguito ci fosse la liberazione dalla cintura di castità, la sensazione fisica sarebbe quella di risoluzione, benché mentalmente si sarebbe ancora eccitati, quindi si arriverebbe ad un ruined.
C’è qualcos’altro che ritieni opportuno fare presente?
Sì, un’altra cosa: per arrivare a stare lunghi periodi in castità occorre molto allenamento e soprattutto molta devozione verso il Dom. Per la questione fisica si tratta proprio di abitudine, anche perché si devono trovare modi pratici per avere una buona igiene. Alcuni Dom permettono, nei lunghi periodi, il rilascio una volta ogni qualche giorno, non oltre la settimana, solo per un lavaggio approfondito, ovviamente supervisionato.
Per la questione psicologica, dopo un certo quantitativo di giorni il cervello pensa solo ad essere liberato, e di avere la soddisfazione di avere un orgasmo: si impazzisce di desiderio. Quindi si libera lo slave, gli si concede un orgasmo come premio per essere stato bravo a resistere, si attendono 1/2 giorni di riposo, e si riprende per un periodo più lungo. Alcune persone riescono ad arrivare a periodi di un anno.
La fantasia suprema per una coppia Dom/sub sarebbe quella di chiudere il lucchetto, inserire la chiave, spezzare la chiave in modo che rimanga inserita, e sigillare la serratura con la colla… oppure mettere direttamente il rivetto.
Qual è stato il periodo più lungo in cui sei stato in castità?
Consecutivamente 10 giorni, ma venivo da altre 3 sessioni di 4, 5 e 7 giorni ciascuna, con un giorno di riposo in mezzo, anche se senza orgasmo, per un totale di 26 giorni. È stato molto intenso ed impegnativo, soprattutto per l’ultima sessione, in cui la mia Dom mi aveva promesso 7 giorni, ma per vari motivi non siamo riusciti ad incontrarci. Anche questo fa parte del gioco: si pensa sempre al giorno in cui si verrà liberati, ma quando arriva succede qualcosa – anche un semplice ripensamento del Dom – che fa volare via la speranza. Ma è proprio questo il bello.
Tirocinante: Ambra Achilli
Tutor: Fabiana Salucci
Si ringrazia B. per la sua cortesia e disponibilità.
Sitografia