L’intimità, l’erotismo e la sessualità delle persone disabili sono argomenti di cui spesso si parla con malcelato disagio.
Nell’immaginario collettivo le persone con disabilità vengono viste o come completamente avulse da tutti gli aspetti legati all’erotismo quasi fossero degli eterni bambini o, al contrario, come persone dalla sessualità incontrollata che devono essere sedate o bloccate.
Molte resistenze culturali hanno determinato un inadeguato recepimento delle indicazioni già stabilite nel 1993 nel documento dell’Assemblea Generale dell’Onu relativo al riconoscimento del diritto delle persone con disabilità a vivere la propria sessualità e ribadite nel 2006 nella Dichiarazione dei Diritti Sessuali della World Health Organization.
La dichiarazione del 2006 afferma che tutti gli individui hanno il diritto di avere la migliore condizione di salute sessuale e la possibilità di accedere ai servizi sanitari dedicati alla salute sessuale e riproduttiva.
La società non sembra ancora pronta ad accogliere le istanze dei disabili che chiedono di essere visti come individui capaci di autodeterminazione anche nell’ambito sessuale. Spesso l’imbarazzo e la difficoltà delle famiglie a confrontarsi con esperti rispetto alle esigenze sessuali dei figli disabili, creano un vuoto che i caregiver riempiono come sanno e come possono (Mannucci, 2019).
I caregiver familiari debbono essere aiutati ad accettare l’espressione delle esigenze sessuali dei figli e ad abbandonare un atteggiamento iperprotettivo. Può accadere che oltre che dai ragazzi con disabilità “gli impulsi e le pulsioni sessuali vengono vissuti malamente persino dai famigliari o dagli operatori, che capita non riconoscano questi atteggiamenti come risultato della semplice crescita e sviluppo psicofisico e psicosessuale” (Quattrini, 2015).
Le famiglie non possono essere lasciate sole, perché complesso è il cammino che conduce la persona con disabilità verso una sessualità consapevole e sicura. Un percorso fatto di programmi di educazione sessuale, supporto all’autonomia e conoscenza del proprio corpo e delle sensazioni che si possono sperimentare. Abilità che possono essere acquisite attraverso un intervento psicoeducativo sinergico da parte delle famiglie, della scuola e delle istituzioni sanitarie.
È fondamentale, però, operare una distinzione fra disabilità cognitiva e disabilità fisica perché le implicazioni sono completamente diverse.
Mentre la persona con disabilità cognitiva può agire una sessualità rispetto alla quale non ha piena consapevolezza e comprensione, nel caso della inabilità fisica c’è un’incapacità effettiva di vivere l’erotismo.
Il disabile cognitivo deve essere tutelato dal pericolo di subire abusi, un pericolo considerevole visto che il 36,6 delle donne disabili sono vittime di violenza sessuale (Istat, 2014).
Spesso la violenza resta invisibile, poiché le vittime disabili non hanno gli strumenti per riferirla o perché addirittura non la riconoscono in quanto non hanno cognizione del limite che separa la sessualità consapevole da quella imposta come abuso. Come afferma una vittima “Ho capito dall’espressione sconvolta di mia madre, mentre le raccontavo, che quello che mi aveva fatto il fisioterapista durante la seduta non era un trattamento ma qualcosa che non doveva fare…”.
La persona con disabilità cognitiva deve essere aiutata, nel rispetto delle sue capacità intellettive, a comprendere i cambiamenti del suo corpo, le pulsioni e i desideri che devono essere considerati nell’ordine naturale dello sviluppo sessuale, affinché non siano più un tabù.
La disabilità fisica pone una difficoltà materiale alla pratica sessuale. “Ci sforziamo di venire incontro alle persone con disabilità per ogni loro bisogno che non possa essere svolto in completa autonomia: le aiutiamo a vestirsi, mangiare e lavarsi. Diamo loro carrozzine elettroniche per muoversi. Eppure di tutti questi diritti -di cui nessuno metterebbe in dubbio la legittimità- ce n’è uno che viene sempre taciuto: quello alla sessualità” (Ulivieri, 2015).
Una figura molto controversa e criticata è quella dell’assistente sessuale, una persona appositamente formata per aiutare le persone disabili ad esplorare il proprio corpo e a sperimentare il piacere sessuale.
Nel 2013 Max Ulivieri ha intrapreso una battaglia intorno alla figura dell’assistente sessuale, e nel 2014 è stato presentato un disegno di legge ancora in attesa di essere approvato. La figura dell’assistente sessuale, già operativa da diversi anni in alcuni paesi nord europei, in Italia incontra ancora molte resistenze di ordine culturale ed etico.
Quattrini, nel libro LoveAbility (2015), illustra una possibile evoluzione della figura dell’assistente sessuale, definendolo come un operatore del benessere sessuale, rinominandolo O.E.A.S (operatore all’emotività, all’affettività e alla sessualità).
Una figura formata in modo completo per aiutare la persona disabile “a comprendere la propria corporeità, permettendosi di sperimentare in autonomia l’erotismo e la sessualità, senza necessariamente coinvolgersi nella attività”.
La figura dell’O.E.A.S, non aiuterebbe solo la persona disabile, ma fornirebbe sostegno anche ai familiari e alle figure che a vario titolo supportano il disabile, che non si troverebbero più costretti ad occuparsi dell’aspetto sessuale.
Il dibattito sul tema della sessualità dei disabili è ancora aperto e apre scenari etici che debbono essere ulteriormente indagati, sempre ponendo in primo piano il benessere sessuale che è un diritto inalienabile per ogni individuo.
Tirocinante: Roberta Botondini
Tutor: Fabiana Salucci
Bibliografia:
– Mannucci A. La sessualità della persona diversabile, Franco Angeli, Milano, 2019.
-Ulivieri M., Love ability. L’assistenza sessuale per le persone con disabilità, Edizioni Centro Studi Erickson, 2015.
Sitografia:
–https://www.redattoresociale.it/article/notiziario/assistente_sessuale_in_europa_funziona_cosi
–https://www.istat.it/it/files/2015/06/Violenze_contro_le_donne.pdf
–http://www.attiva-mente.info/tuttavia2017/QG_2016-2_30.pdf
– http://www.formazioneducazione.it/2019/08/11/fabrizio-quattrini-e-il-progetto-lovegiver/