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Seguendo un breve percorso storico sulla definizione della coppia omosessuale e facendo riferimenti socio-culturali in base alle esperienze delle coppie eterosessuali abbiamo sottolineano come, nell’arco di un tempo non eccessivamente ristretto, basti pensare che l’omosessualità è stata tolta dal DSM solamente nel 1974, sia stato possibile individuare un cambiamento significativo per quello che riguarda la formazione e la crescita evolutiva di coppie gay e lesbiche.
Viene osservata una differenziazione sulle dinamiche relazionali degli individui componenti le coppie sopraddette individuando caratteristiche singolari. Come facilmente riscontrabile nelle dinamiche relazionali delle coppie eterosessuali, anche in quelle con un’attrazione omoerotica sono state individuate possibili tappe evolutive con relativi disagi psicologici, sessuologici e relazionali, ciò sembra essere dovuto anche alla possibilità di instaurare relazioni di convivenza, ovvero la costituzione di coppie di fatto (solo in alcuni paesi).

Da un’analisi della letteratura e avvalendosi dell’esperienza dell’attività clinica abbiamo sottolineano come, negli ultimi anni, la richiesta in individui omosessuali di un percorso sessuologico mirato alla risoluzione di sintomatologie specifiche sia in netto aumento. Cercando di fare una correlazione tra l’esperienza ampiamente documentata in campo delle disfunzioni sessuali in individui eterosessuali e la nuova tendenza riscontrata in soggetti gay e lesbici si è cercato di individuare un ipotetico filo conduttore possibilmente utile ad un terapeuta che si trova ad affrontare tali richieste nella propria attività di clinico.

LA COPPIA OMOSESSUALE

Gli studi relativi alla relazione di coppia tra individui con attrazione omoerotica sono in continua crescita, tuttavia un’attenzione sistematica delle dinamiche e, soprattutto, delle “diverse” caratteristiche interazionali, sembra particolarmente indicata rispetto alle numerose nuove tipologie di convivenza che si vanno affermando giorno dopo giorno nella società attuale. Le ricerche effettuate dagli studiosi delle dinamiche relazionali in coppie omosessuali possono essere circoscritte, come suggerisce Montano (2000), in tre grandi matrici: ognuna particolarmente collegata alle peculiarità dei rapporti gay e lesbici rispetto all’unione eterosessuale.

La prima può corrispondere a l’irrilevanza delle dinamiche legate alla socializzazione di genere che appaiono superflue tra due persone dello stesso sesso e centrali nelle coppie eterosessuali (Kurdeck, 1995). Questo sottolinea come nelle coppie omosessuali sia difficile trovare caratteristiche di “ruolo” stereotipate e fisse come invece nelle coppie uomo-donna. La seconda riguarda l’evoluzione della coppia in sé caratterizzata, nella coppia omosessuale, da un’assenza di modelli eteronomi di riferimento e, cosa più significativa, dall’assenza di un supporto dell’ambiente familiare di appartenenza (Kurdek e Schmitt, 1986). Questo potrebbe fare ipotizzare un consolidamento della coppia omosessuale sganciata da modelli sociali di riferimento. La terza matrice può essere individuata nell’esplicita componente dell’attività sessuale disgiunta da intenti procreativi, quindi legata al significato della monogamia e della fedeltà. Le coppie omosessuali possono instaurare una dinamica relazionale libera dai vincoli familiari di responsabilità verso i figli, rinforzando i legami di convivenza basati sul reciproco rispetto.

A tale riguardo studi effettuati su coppie omosessuali (Blumstein e Swartz, 1983; McWhirter e Mattison, 1984; Peplau e Cochram, 1990) hanno sconfermato alcuni miti e pregiudizi, solitamente di una società eterosessuale, rispetto la stabilità della coppia omosessuale. Infatti è stato calcolato che un range tra il 40-60% di gay e il 45-80% di lesbiche che vivono relazioni stabili, con una buona percentuale di coppie che riescono a stabilire un rapporto destinato a prolungarsi per tutta la vita. Questo mette l’accento sulla difficoltà spesso riscontrata nella società omofobica riguardo il fatto che la coppia gay o lesbica incarna la contraddizione di ogni determinismo biologico. Come sottolinea Montano (2000) “essa si scontra con il principio che fa derivare l’identità sessuale dall’identità di genere”; anche se ad oggi è stato pienamente confermato che la sessualità e il gender sono, in realtà, il risultato di una costruzione sociale, quindi due componenti dell’essere “uomo” flessibili, fluide, non dicotomiche e persino multiple (Lorber, 1994).

A tale riguardo è utile sottolineare, sia per la coppia omosessuale che per quella eterosessuale, che non esistono definizioni schematiche al fine di inquadrare la stessa rendendola rigida e immobile nei suoi tempi. Ogni coppia è diversa dalle altre ed è differente da se stessa dopo alcuni mesi, anni, di vita in comune. Inoltre anche la divisione dei ruoli degli stessi partner sembra essere generalmente meno rigida in una coppia omosessuale rispetto ad una coppia eterosessuale. Non esiste, per esempio, la divisione dei compiti domestici caratteristica di ogni famiglia eterosessuale. Inevitabilmente questa caratteristica legata agli stereotipi sociali e culturali non è stata osservata in modo preminente anche nell’attività sessuale (Montano, 2000)

LA COPPIA LESBICA

Una caratteristica segnalata da alcuni Autori all’interno delle dinamiche relazionali delle coppie di donne omosessuali è la monogamia (Blumstein e Swartz, 1983; Leiblum e Rosen, 2000), intesa come rapporto emozionalmente totalizzante non limitato alla sola area sessuale. L’unione e la formazione della coppia lesbica avviene per gli stessi motivi che generalmente spingono una donna eterosessuale a farlo. McCandlish (1982) sottolinea come queste donne tendono a soddisfare i bisogni primari di amore, complicità, sostegno reciproco e sessualità, in un percorso progressivo basato sulla ricerca di un equilibrio tra individualità e intimità emozionale. Se viene messo in atto il tradimento, solitamente, viene fatto coincidere con la fine della relazione. La scelta della partner deriva spesso dall’evoluzione di un’amicizia.

Se questo può apparire particolarmente indicato per consolidare un legame basato sull’appoggio vicendevole, la comprensione e l’intimità, nasconde però un rischio, come suggerisce Montano (2000), quello di chiudersi in una relazione che può venire travolta dalla forza “centripeta” dello stesso rapporto. Questa capacità di fusione viene definita da alcuni studiosi come la tendenza a sembrare un’unica entità (Gray, 1987; Falco, 1991). Un’altra caratteristica riguarda una particolare flessibilità dei ruoli. Loulan (1987) ha sottolineato come le lesbiche rifiutano generalmente i tradizionali ruoli maschio-femmina o moglie-marito. Questo permette loro di dedicarsi ad una più complessa divisione del potere decisionale, dei compiti e delle competenze.

LA COPPIA GAY

La definizione di tale coppia può avere le stesse caratteristiche di quella lesbica, ma come sottolinea Montano (2000) è possibile individuare notevoli differenze. La coppia gay riguarda l’unione di due uomini consapevolmente omosessuali, coinvolti in una relazione stabile e duratura, assimilabile alla convivenza o al matrimonio eterosessuale. Ma in alcune circostanze si definiscono coppie gay anche due uomini che vivono separatamente e che allo stesso tempo trascorrono buona parte del loro tempo assieme. Come sottolinea Isay (1989) le relazioni tra uomini omosessuali non coinvolgono direttamente la convivenza, molti gay dormono spesso a casa dell’uno o dell’altro, ma vivono separatamente, e questo malgrado si considerino una coppia e magari stiano insieme da molto tempo. Inoltre è possibile che un partner di una coppia gay sia sposato con una donna.

Potrebbe essere necessario indicare una evoluzione storica riguardo ai modelli delle relazioni omosessuali. Nel tempo si sono susseguiti degli stili comportamentali particolarmente differenti: si è passati da un modello latino-americano, basato sui tradizionali ruoli sessuali, con un riferimento alle stereotipie eterosessuali, toccando il modello greco, caratterizzato dalla relazione tra un uomo maturo e un ragazzo più giovane, fino a raggiungere il modello contemporaneo dove la relazione tra due uomini è spesso tra coetanei con interessi affini, questo sottolinea l’abbattimento degli stereotipi di ruolo tipicamente appartenenti al mondo eterosessuale (Harry 1984).

PROBLEMATICHE RELAZIONALI

Dal momento in cui individui con orientamento omosessuale instaurano un rapporto di coppia, mettono in atto le stesse dinamiche riscontrabili anche in coppie con orientamento eterosessuale. Le problematiche che si possono rilevare riguardano difficoltà di gestione emozionale spesso dovute ad una difficile comprensione e quindi, messa in atto dei vissuti personali proiettati dalla coppia genitoriale eterosessuale.
Nelle coppie lesbiche, ripensando a quanto detto sulla fusionalità della diade, è possibile individuare una mancanza di modelli relazionali di riferimento e di “formule” condivise per la loro risoluzione. Come suggerisce Montano (2000) una tale assenza, anziché valorizzare l’estrema libertà creativa tra i partner, viene spesso resa gravosa dalla necessità di tenere nascosto il rapporto, di viverlo nell’intimità domestica, oppure in casi estremi, conducendo una doppia vita. In linea generale è possibile che i partner di coppie omosessuali, pur appagati dal rapporto, possono vivere situazioni stressanti legate ad una pressione sociale non tollerante nei loro confronti, con il timore di segnare, quindi, in modo pesante, l’equilibrio della coppia. Ecco allora emergere l’importanza del coming out dove l’accettazione e l’amore per come si è evidenzia un primo step verso l’autorealizzazione.

L’assenza di un codice convenzionale di comportamento nella vita di due uomini e/o due donne che si amano, accettato e trasmesso culturalmente, comporta un ulteriore sforzo nel dover inventare quotidianamente un modo di convivenza personale costruito sulle proprie esigenze.È possibile, quindi che una tale difficoltà riscontrata nel ménage à deux possa essere all’origine di tensioni e turbamenti, di una sorta di disorientamento e sradicamento che ogni giorno si ripropone. Ecco che lo specialista (psicologo, psicoterapeuta), trovatosi a confrontarsi con tali disagi, deve lavorare con la coppia omosessuale facendo comprendere che nella società contemporanea non esistono modelli fissi di comportamento relazionale, ma dinamismi privi di stereotipie e ricchi di esigenze individuali. McWriter e Mattison (1984) partendo da un tale concetto psicoterapeutico o, spesso indicato come lavoro di counselling, hanno individuato un ipotetico andamento di sviluppo della relazione omosessuale, che, percorrendo a livello temporale un arco che va orientativamente dal primo anno fino ad oltre i venti anni di unione, comprende: la conoscenza, la costruzione del nido, il mantenimento, la costruzione, la consapevolezza ed in fine il rinnovamento.

Queste tappe a grandi linee possono presentare, nel loro interno, particolari disagi e, come ogni step utile da individuare prima e superare poi, momenti di crisi indispensabili alla crescita e alla evoluzione della stessa coppia. A tale riguardo può essere importante sottolineare come le stesse tappe individuate siano riscontrabili nelle coppie a prescindere dall’attrazione sessuale di riferimento, quindi, è utile ricordare come parallelamente i disagi relazionali, o più precisamente di superamento di empasse in coppie omosessuali, siano analoghi nelle dinamiche disfunzionali delle stesse coppie eterosessuali

LE DISFUNZIONI SESSUALI

Come precedentemente riportato nei disagi osservati nelle dinamiche relazionali, anche per quello che concerne le disfunzioni sessuali non sono stati riscontrati particolari differenze tra gruppi eterosessuali e quelli omosessuali, tranne che per le dinamiche risolutive intra-relazionali (Nichols, 2000). Le ricerche sull’intervento psicosessuologico in individui omosessuali (gay e lesbiche) non sono molte e spesso l’attenzione viene rivolta su alcuni casi clinici (McWhirter e Mattison, 1984) oppure su particolari condizioni come il calo del desiderio in donne lesbiche (Nichols, 1988, 1995).

Questo purtroppo rende ancora più difficile un quadro di riferimento chiaro e preciso sulla richiesta da parte di questi soggetti e sull’eventuale incidenza di alcune disfunzioni sessuali in particolare. Inoltre l’impossibilità di avere precisi punti di riferimento può rendere arduo il lavoro degli stessi psicosessuologi al momento in cui si trovano di fronte ad alcune richieste che esulano dalla formazione ricevuta. Appare, quindi, sempre più importante promuovere studi rivolti in tale direzione soprattutto avallati dall’aumento della formazione di coppie omosessuali conviventi. Nichols (2000) sottolinea come la differenziazione osservabile nelle dinamiche tra coppie eterosessuali e omosessuali rispetto alle difficoltà sessuologiche riguarda la possibilità nei gay e nelle lesbiche di mettere in atto varianti all’interno dell’esperienza sessuale come un’alternativa risolutiva a quei momenti di empasse spesso riscontrati nella coppia. Questa particolare risoluzione intra-relazionale non è usuale osservarsi all’interno delle coppie eterosessuali.

In accordo con Nichols (2000) abbiamo riscontrato che alcune forme di disagio sessuologico hanno delle incidenze differenti tra le coppie eterosessuali e quelle omosessuali. Il vaginismo e la dispareunia non vengono quasi mai riportate nelle richieste di intervento delle coppie lesbiche, questo perché nell’esperienza delle donne omosessuali, rispetto a quelle eterosessuali, la penetrazione non viene vista come unica espressione della sessualità, quindi del piacere orgasmico. L’eiaculazione ritardata in omosessuali maschi sembra non essere un disagio particolarmente riscontrato rispetto agli uomini eterosessuali. Questo probabilmente perché negli uomini gay vi è una maggiore possibilità di includere, nei loro repertori sessuali, l’accettazione della masturbazione come espressione del piacere orgasmico dell’esperienza sessuale che stanno vivendo. Dall’altra parte sembra, invece, che l’avversione alla sessualità orale non manifesti differenze particolari nelle popolazioni gay, lesbiche ed eterosessuali. Specialmente dalla scoperta dell’HIV e di conseguenza il tabù della sessualità anale, negli uomini gay, ma anche nelle donne lesbiche, la sessualità orale è risultata particolarmente significativa e importante.

Questo parallelamente è stato riscontrato anche nelle coppie eterosessuali pur evidenziando maggiori disagi e possibili avversità. Dall’esperienza clinica, escludendo richieste d’intervento tipicamente legate alle dinamiche disfunzionali delle relazioni sessuo-affettive, l’attenzione alle disfunzioni sessuali è spesso indirizzata nei maschi omosessuali verso deficit dell’erezione situazionali, alcuni casi di eiaculazioni precoci e una percentuale sempre più in aumento di sexual addiction; nelle donne lesbiche prevalgono difficoltà tipicamente relazionali e solo in una piccola percentuale si osservano disagi relativi ad una comprensione dell’atto sessuale non solo inteso come reciproca attività masturbatoria, ma anche di penetrazione. Quello che sembra comunque più rilevante all’interno di un ipotetico intervento psicoterapeutico di individui omosessuali e/o coppie gay e lesbiche, è l’analisi della domanda che, anche dietro eventuali disagi esclusivamente di carattere sessuale, può nascondere la non piena e completa accettazione di sé in quanto individuo attratto dallo stesso genere di appartenenza.

Questo sottolinea l’importanza di un intervento integrato mirato ad individuare inizialmente la vera causa della difficoltà, che può aver portato l’omosessuale ad entrare in contatto con uno psicologo, psicoterapeuta, sessuologo, evidenziando in prima istanza il grado di accettazione di sé quindi, come sottolinea Coleman (1982), l’identificazione e il grado di superamento delle tappe della formazione dell’identità gay e lesbica: il percorso di coming out.

CONCLUSIONI

L’analisi della letteratura scientifica sulle disfunzioni sessuali di coppie gay e lesbiche ha evidenziato l’importanza della richiesta prima e dei possibili interventi terapeutici in seguito. Il fatto che molti Autori si siano soffermati sulle dinamiche riguardanti caratteristiche della personalità gay e lesbica fa ipotizzare una forte tendenza ad individuare differenze, o comunque conferme dettate dalla società spesso omofobica. L’ipotesi d promuovere ricerche basate sui dinamismi sia relazionali e/o sessuali delle coppie omosessuali potrebbe creare una rottura degli stereotipi socio-culturali e indirizzare, contestualmente, chi opera in tali settori ad individuare strategie d’intervento terapeutico più consone alle richieste riportate. Come precedentemente sottolineato è auspicabile che difficoltà sessuali individuabili nelle richieste di soggetti omosessuali possono rispecchiare dinamismi analoghi e risolvibili con interventi tipici della sessuologia moderna applicata alle coppie eterosessuali. Sarebbe comunque utile avere chiare le dinamiche del disagio riportato, che, spesso, sono associate alle difficoltà di una accettazione di sé strettamente collegata ai contesti familiari e sociali di riferimento.

Abstract

The problems concerning sexual-relational characteristics and particularly sexual dysfunctions in homosexual couples have received little attention in studies to date. It is therefore hoped that systematic attention can be devoted to these issues, above all in the light of the many new kinds of in-living that are becoming increasingly widespread in today’s society. By examining the literature available, the authors have tried to trace the historical development of this phenomenon in order to establish some “guidelines” for promoting possible studies in the field – above all by providing elements for reflection and knowledge that may be useful in order to establish an empathic rapport between therapist and patient.

di Fabrizio Quattrini,** Chiara Simonelli,* Roberta Rossi, *

*Università degli Studi “La Sapienza” Roma
*Università degli Studi “La Sapienza” Roma
** Istituto di Sessuologia Clinica Roma

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